Il “cash mob” del consumo

Il gioco è questo. Ci si ritrova in un bel gruppetto davanti a un supermercato. In mano una selezionata lista della spesa e i volantini da distribuire ai consumatori, per farli partecipare. Si comprano i prodotti equosolidali, quelli etici e biologici, al posto degli altri. Si boicottano quelli delle industrie più irresponsabili (per avere informazioni approfondite basta consultare la Guida al Consumo Critico, del Centro nuovo modello di sviluppo). Qualche settimana dopo si ripropone il tutto in un altro punto vendita. L’iniziativa si chiama Cash Mob Etico, ed è stata sperimentata per la prima volta a Roma, nel 2013; in seguito a Padova e in altri luoghi. Qual è l’obiettivo? Mandare un chiaro messaggio da parte dei consumatori e riorientare gli approvvigionamenti da parte della grande distribuzione. L’idea è dell’associazione Economia Felicità (www.economiafelicita.it), che riprende un concetto su cui batte da anni Leonardo Becchetti, docente di Economia all’Università Tor Vergata di Roma: votare col portafogli. Sui manuali si legge che il mercato è l’incontro fra domanda e offerta. Però è quest’ultima che domina. Il consumatore è spesso disinformato dalla pubblicità e acquista prodotti scadenti o a basso costo, esito dello sfruttamento dei lavoratori e delle violazioni alle norme ambientali. Ma se i consumatori si organizzano, il loro potere aumenta. Non ci credete? Provate a studiare il caso delle banane. Da quando le banane equosolidali hanno conquistato grosse fette di mercato (soprattutto in Gran Bretagna e in Svizzera) a spese delle multinazionali come Chiquita e Del Monte, queste ultime si sono affrettate a ottenere certificazioni “etiche” e  sostengono di non rovesciare più ettolitri di pericolosi pesticidi sulla testa dei contadini al lavoro nelle piantagioni.

Articolo apparso nel n.2/2015 del mensile La Romagna Cooperativa

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