A cosa sto pensando? Vediamo… sto pensando a quando ero poco più che un bambino.
La scuola finiva la prima settimana di giugno, e improvvisamente tutto assumeva un colore diverso… un sapore diverso.
Vedersi con gli amici del condominio era più semplice, si passavano le ore al parco giochi sotto casa ad inventarsi battaglie tra eserciti armati solo di fucili e palloncini ad acqua.
Trascorrevamo il mese di giugno in totale spensieratezza anche se non si era ancora davvero in “vacanza”. La vacanza arrivava quando verso la fine del mese ci si trasferiva al “villino”.
Nonostante distasse da Palermo una trentina di km, il viaggio era entusiasmante ed estenuante allo stesso tempo. Si preparavano le valigie piene piene di vestiti (soprattutto della mamma), ci si portava tutte le cose che sarebbero servite nei tre mesi successivi, perché tornare a Palermo in appartamento durante l’estate era quasi un tabù.
Mi ricordo l’emozione di arrivare a Punta Raisi, era così che chiamavamo la casa al mare (nonostante non fosse proprio vicina all’aeroporto ma più verso Carini), aprire tutte le finestre per far respirare la casa che era sempre chiusa salvo per qualche weekend primaverile passato lì.
Era strano ma bello: abituarsi ai nuovi letti che nei mesi invernali si erano impregnati di odore di umidità, trovare i nuovi ritmi e le nuove abitudini. Poi c’era il rito dell’apertura della piscina.
Di norma avveniva già qualche settimana prima che ci trasferissimo, così i primi bagni potevamo farli all’inizio di giugno. La piscina era il leit motiv delle mie vacanze. Tutti i miei amici della zona, amici che vedevo solo tre mesi all’anno, erano sempre a casa mia… sempre pronti per delle estenuanti sessioni di divertimento acquatico.
Era bellissimo correre per il giardino, giocare a guardia e ladri con le pistole giocattolo, trasformarsi in detective o nell’A-TEAM…
Prendere le biciclette e fare la gara di impennate per le stradine della zona, stradine che per me hanno sempre un fascino infinito e un colore ben preciso nella mente: quello dei fiori delle buganvillee che adornavano tutte le recinzioni e i muri di cinta delle varie villette sparse qua e là.
Si giocava fino ad ora di pranzo, poi le varie mamme richiamavano tutti alle proprie case e si mangiava…
Sto pensando ai pranzi sull’enorme tavolo di legno del patio grande di casa…
Pranzi a volte veloci, perché la voglia di tornare a giocare era troppa, a volte lentissimi perché c’era tanta roba da gustare! Qualche volta prima di pranzo toccava andare a prendere il pane da Scavo, che era il piccolo supermarket sulla strada statale appena fuori dal dedalo di viuzze di casa mia.
Ci andavo in bicicletta prima, e poi, quando ero più grandicello, in motorino.
Il pane di Scavo, l’impasto fatto con la farina rimacinata… un po’ più gialla e saporita di quella normale. Un pane così saporito, croccante fuori e morbido dentro…
Un pane che ogni volta che torno in Sicilia devo assolutamente mangiare.
Quel pane serviva per il pranzo, ma anche per la merenda il pomeriggio dopo il bagno in piscina… Pane e nutella, ma anche le brioche piene di gelato.
Il gelato di Enzo che con la sua Ape Piaggio passava tutti i pomeriggi (sempre più tardi negli anni) davanti i vari cancelli delle case. E quando lo sentivi arrivare correvi ovunque tu fossi, andavi per strada per non farlo scappare via. Era una corsa contro il tempo.
Sto pensando alle mie prime esperienze da deejay. Ero piccolino ed era proprio estate quando comprai il primo mixer ed i primi giradischi, ma anche le prime luci colorate e la strobo per organizzare le feste con i ragazzi della zona dove io mettevo i dischi.
Andavamo anche al mare, durante la settimana la mamma ci portava alla spiaggia Magaggiari di Cinisi…
Alle volte eravamo solo io e mio fratello, molte altre si accodavano anche i miei amici con le loro mamme.
Passavamo ore lì a giocare sulla sabbia e in acqua.
Il weekend invece mio papà ci faceva alzare prestissimo (cosa non molto gradita da nessuno) e si andava al mare in barca.
Un piccolo motoscafo che ci permetteva di vedere un mare speciale, luoghi meravigliosi: grotte, calette e fondali pazzeschi.
La mamma preparava le brioche con il prosciutto, la frutta e l’acqua fresca e metteva tutto nella borsa termica. Pranzavamo in barca, si apriva il tendalino e si stava all’ombra, in un metro quadro, a mangiare prima di rituffarsi in acqua con la maschera e le pinne.
I ricordi continuano ad affiorarmi in testa, tante storie, troppe sensazioni… troppe emozioni da raccontare tutte in una volta.
So di essere una persona fortunata, di avere avuto tanto (forse anche troppo) ed è per questo che ogni tanto mi piace fermarmi, guardarmi indietro e dire grazie.
Grazie a mio papà e mia mamma che sono due persone meravigliose, grazie a mio fratello e a tutti i miei amici…
Quegli anni ormai sono passati, ma ogni estate rivivono in me.
Dario Spada
18 luglio 2013
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