Sosta: ecco gli errori fatti

Tutto nasce dalla cancellazione del Garampa. La Sovrintendenza fu irremovibile. Dopo palazzo Albornoz ha sbagliato quattro mosse

Ormai nel guazzabuglio ci sono finito e, a  questo punto, ci rimango fino a quando non avrò trattato l’argomento in maniera, a mio avviso, esaustivo. Va premesso  che quando parlo di sosta cerco di dare la mia esperienza di residente della periferia che per venti anni ha lavorato in pieno centro. Inoltre il cuore della città continuo a frequentarlo sia per passeggio che per shopping. Il novanta e pasa per cento degli acquisti li faccio in centro. Sarà per l’età, ma i centri commerciali non riescono a piacermi. Al Montefiore penso di esserci andato meno di dieci volte da quando è aperto, poco di più al Lungosavio e non sono mai entrato  a Punta di Ferro.

 

Per andare in centro non ho mai avuto difficoltà a parcheggiare. È vero che quando ci lavoravo usavo la moto. Ma lo stesso discorso vale per quando ho preso  l’auto. Questo non vuol dire che ci non ci sia qualcosa da rivedere e che, soprattutto, non siano stati commessi errori.

La madre di tutti i parcheggi è il Garampa. Fosse stato fatto quello a Cesena non si sarebbe parlato di sosta fino al 2050. Fra l’altro quel piano parcheggi, applaudito da tutti, prevedeva l’interrato in piazza della Libertà, ma solo a uso privato (come piazza Fabbri).

 

Però ci mise lo zampino la Sovrintendenza. Dopo aver dato un via libera vincolato mise il veto. E non vi fu modo di farle cambiare idea. Inutile fu anche il ricorso al ministro.

 

Successivamente sono stati fatti degli errori. Quattro, a mio avviso. Il più grave è stato bocciare l’interrato in viale Mazzoni. si poteva anche lavorare a stralci.  Determinante fu l’opposizione degli ambulanti che, a mio avviso, furono poco lungimiranti. Avere un interrato tradizionale sotto al loro mercato sarebbe stata una ricchezza inestimabile.

Cesena (photo credits: https://www.flickr.com/photos/paolo_cst/)

 

Poi furono fatti altri tre sbagli, sempre secondo me. Il primo fu destinare il Trevipark di piazza Fabbri ai privati, il secondo cancellare l’interrato (ottanta posti) sotto al nuovo giardino pubblico. Il terzo non essere determinati sul Serraggio. È vero che c’era il no delle Belle arti. Ma era debole e si sarebbe potuto superare con un po’ di buona volontà. Lo stop arrivò Invece dal no secco dell’allora Ds.

 

E veniamo alla situazione attuale. Premesso che ritengo che in centro i parcheggi ci siano, questo non vuol dire che non servano interventi. Capisco, ma non condivido, la posizione su piazza della Libertà. Non mi piacciono invece gli estremismi. Ma quella è un’altra cosa.

 

Ho sempre detto e scritto (carta canta) che la chiusura di piazza della Libertà poteva essere un problema non tanto per il giorno, ma per la notte. Sia per i residenti che per i pubblici esercizi. Per questo avevo proposto l’interrato in viale Carducci, ma chiunque ci si è avvicinato ha dovuto fare i conti col business plan. Però qualcosa nel lato sud deve essere fatto.

 

Non sono del tutto d’accordo con Borghetti quando dice che non c’è margine di manovra. È vero che è una zona dove gli spazi sono pochi. Però due aree sulle quali intervenire ci sarebbero:  Sacro Cuore e Serraglio. Entrambe presentano anche controindicazioni che però, penso, potrebbero essere superate.

 

Sabato scorso su Facebook sono stato criticato per aver scritto di aver impiegato venti minuti per arrivare da Diegaro alla Malatestiana. Allora, da casa mia alla zona di viale Mazzoni, comprende anche via IX Febbraio, ma non il multiplano, ci si impiega dai sette ai dieci minuti non superando i 65 chilometri orari. Chiunque può fare una prova. Se poi si trova il parcheggio subito, come è successo  me sabato pomeriggio (alle 16,40 circa) e tutte le volte che sono andato in centro in auto, in altri dieci minuti si arriva tranquillamente in biblioteca. Ma di questo e della sosta nella zona nord parlerò domani.

 

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Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli.