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Savignano e San Mauro verso la fusione: il dibattito in consiglio provinciale

Il Consiglio Provinciale di Forlì-Cesena ha dato parere favorevole alla fusione dei Comuni di Savignano sul Rubicone e San Mauro Pascoli. La legge regionale che regola i processi di fusione tra Comuni (la legge 24/1996) prevede che anche la provincia di appartenenza si esprima, entro 60 giorni dalla ricezione, sul progetto di fusione. In particolare i due Comuni, afferenti entrambi al territorio della Provincia di Forlì-Cesena e tra di loro contigui, da tempo hanno promosso forme di associazionismo  intercomunale e, insieme al Comune di Gatteo, fanno parte dell’Unione Comuni del Rubicone. Il territorio interessato dal progetto di fusione è già fortemente integrato e interconnesso e ha sviluppato politiche comuni dal punto di vista urbanistico, dell’ambiente e della promozione del patrimonio storico-artistico. La nuova entità territoriale conterà 29.348 abitanti (dati giugno 2012) in una superficie di 40 kmq. La delibera prende atto del progetto ed esprime parere favorevole in merito al progetto di legge di iniziativa della Giunta regionale, relativo all’istituzione del nuovo Comune.

La delibera è stata presentata dall’assessore all’Amministrazione e controllo Maurizio Brunelli: “La nostra proposta, chiaramente, è di aderire alla fusione, dando parere favorevole ai due Comuni interessati”.
Il testo è stato approvato con i voti favorevoli di Pd, Idv, Rifondazione Comunista, Gruppo Misto, Udc. Contrari PdL, Lega Nord.
Ha preso la parola Mauro Lontani, consigliere della Lega Nord: “Sono contrario a quest’unione, in quanto il percorso è stato fatto all’acqua di rose, i cittadini non sono stati adeguatamente informati. Anche il referendum andava fatto in via preventiva e non quando tutto è ormai quasi già deciso. Non viene detto sufficientemente che ci saranno costi aggiuntivi. Ci saranno per esempio dei costi derivanti da nuovi dirigenti che compenseranno i minori costi per la riduzione di un sindaco e di un consiglio”.
Per il Pd è intervenuto Piero Gallina: “I confini amministrativi sono fatti dagli uomini, quelli attuali sono frutto di scelte fatte in passato e rispondenti alle necessità delle società di allora. Oggi si fa una scelta diversa e si spostano dei confini in base alle esigenze di una società che cambia. E’ una decisione saggia e coraggiosa, si va contro consuetudini e sentimenti locali, ma che non possono corrispondere pienamente agli interessi dei cittadini. E’ un peccato che non ci sia anche Gatteo, sarebbe stato un grosso Comune di circa 40mila abitanti in un momento in cui tutto si gioca sulle dimensioni. Difficile, infine, dire che la popolazione non è informata, dopo un dibattito di trent’anni. Il gruppo del Pd è altamente favorevole a quest’operazione”.
Per il Pd ha preso la parola anche la consigliera Gessica Allegni: “E’ un esempio da seguire, realizzato con una prassi incontestabile. Con il referendum poi potranno anche esprimersi i  cittadini. Piuttosto è quella di Gatteo una posizione di opportunità e visibilità politica piuttosto di attenzione al reale interesse dei cittadini”. Dallo stesso gruppo è intervenuto anche Gabriele Borghetti:  “Come in tutte le cose complesse, i riflessi sono nel medio-lungo periodo, anche se spesso la politica cerca riflessi nell’immediato in quanto sono questi che generano consenso. Questi Comuni hanno già messo assieme molti servizi. Inoltre, rilevo che non è stata un’investitura dall’alto, ma frutto di un percorso svolto sul territorio. Il tema dei costi della politica è trascurabile per questi due Comuni, il vantaggio è nella risposta di servizi ai cittadini. Ci si rende conto di essere parte di un territorio omogeneo, in un tessuto urbano continuo. Sarà il terzo Comune della nostra provincia. Anche sulla costa si crea continuità tra precedenti pezzettini di poche centinaia di metri di costa suddivisi tra amministrazioni diverse”.
Quindi Stefano Gagliardi, capogruppo del Popolo della Libertà: “La fusione non è il modo corretto per dare risposte giuste ed efficaci al territorio. L’unione risale al 2005, e da allora nulla si è fatto affinché quest’unione entrasse nel cuore e nel portafoglio dei cittadini, abbiamo solo visto lotte intestine tra sindaci e una fusione a freddo. Bisogna ricordare che Gatteo non ha detto di ‘no’ tanto per staccarsi, ma ha rilanciato su un altro tema: valorizzare il territorio del distretto sanitario Rubicone-Costa, una realtà di circa 100mila cittadini a cui realmente guardare come bacino critico. Negli anni solo l’unificazione del Segretario Generale tra questi Comuni avrebbe potuto portare risparmi per 1,7 milioni: neanche questo è stato fatto. Questo, in verità, è l’ennesimo carrozzone della sinistra, infiocchettato come grande conquista ma che alla base non ha sotto niente. Non ci sono neanche contributi certi”.
Per il Pd ha parlato anche il presidente del Consiglio Daniele Zoffoli: “Purtroppo non si sta parlando di un riordino completo, che consideri Regioni, Province e Comuni, ripensando tutti gli enti chiamati a prendere decisioni sul territorio. Detto questo, la proposta di questi due Comuni ha il coraggio di guardare avanti in quanto fa gli interessi di un territorio. Spesso il cambiamento porta paura, tanto che si vorrebbe tutto immodificabile. La Regione non può essere nel giusto quando fa comodo – con il suo attuale lavoro di riordino istituzionale che è basato sulla dimensione dei distretti sanitari -, e una matrigna cattiva quando fa comodo in altre circostanze”.
Successivamente l’intervento di Francesco Billi, consigliere della Lega Nord: “La mia è una riflessione di carattere generale. E’ vero che il cambiamento fa paura, ma perché? Perché spesso i cambiamenti hanno spesso portato al peggio. Questo tocca un po’ le corde dei cittadini. Il cambiamento dal basso sarebbe venuto con una forma referendaria preventiva. Con questi ‘premietti’ la Regione punta ad accorparci sempre di più, ma la capillarità delle nostre istituzioni è un valore. Stiamo attenti al tranello, non è sempre vero che ‘grande è bello’”.
Infine Maria Grazia Bartolomei, capogruppo dell’Udc: “Buttare via questo processo sarebbe dare un segnale che in questo Paese non si possono mai fare delle riforme e noi come Provincia ci renderemmo ugualmente responsabili. Il parere più importante da tenere in considerazione sarà quello che i cittadini daranno in sede di consultazione referendaria. Da parte nostra dobbiamo favorire la creazione di un sistema territoriale più forte. E’ legittimo che non tutti i Comuni seguano questo percorso, tanti che la legge regionale giustamente lascia aperte molte possibilità ai Comuni per aggregarsi e mettere assieme i servizi. Questi processi sono ormai ineludibili: per dare i servizi ai cittadini bisogna procedere ad aggregazioni per fare economie di scala. Non credo però che sia necessariamente un esempio da seguire, vedo per citarne una l’Unione dei Comuni della Bassa Romagna che ha dato molti più risultati”.
Infine Pier Giorgio Poeta, capogruppo di Rifondazione Comunista: “Il parere di questo Consiglio è obbligatorio ma non vincolante, quindi in verità stiamo giusto dicendo come la pensiamo, ma non incidiamo realmente su questo processo. Non si può certo dire che questa fusione sia nata sulla spinta degli incentivi dello Stato e della Regione, è nata invece dal basso precorrendo i tempi, dal momento che tra qualche tempo ce lo imporrà la legge. Che ci sia necessità di una riorganizzazione dei Comuni a livello nazionale è un fatto noto. Era meglio che la fusione fosse stata a tre, con Gatteo. Il dissenso del sindaco di Gatteo dipende solo dal fatto che ora governa il centro-destra e non vuole certo essere mandato via dopo appena cinque anni, insomma si ragiona per convenienze”.
Interviene successivamente Fabio Della Motta, consigliere del PdL: “La mia impressione è che questa accelerazione sulla fusione sia quasi una punizione nei confronti di Gatteo, che non ci sta. In Consiglio a San Mauro Pascoli è stato confermato che l’Unione chiuderà, quindi il Comune di Gatteo si dovrà riprendere i servizi associati. Se questo non è punitivo ditemi che cos’è. Non siamo stati capaci di andare d’accordo sul nome da dare ad un casello autostradale, tanto che siamo arrivati a ‘Valle del Rubicone’. Penso infine alle tasse, dal momento che si parla già di rimodulare le aliquote dei tributi nello studio di fattibilità, non vorrei che come al solito fosse peggiorativo per i cittadini”.
Ha preso la parola alla fine il presidente della Provincia Massimo Bulbi: “Mai in questo periodo ho la convinzione che il ‘Palazzo’ a qualsiasi livello, con i relativi inquilini, è sempre più lontano dai cittadini. Diciamo sempre di più ‘la gente dice’, ‘il cittadino ci chiede’, per non assumerci la responsabilità di quello che diciamo. La politica deve riprendersi la responsabilità, i sindaci di San Mauro e Savignano si sono presi una responsabilità politica nei confronti di un referendum consultivo e un passaggio elettorale. Il territorio è maturo per queste scelte. Nel 1990 già si parlava di ‘Rubicone, una città possibile’. Già allora emerse che questo era un territorio omogeneo e indistinto, non si trovava un confine, se non sulla carta. Da allora si capì che bisognava andare verso una fusione”. Infine Giorgio Faedi, capogruppo del Gruppo Misto: “L’Unione dei Comuni o l’associazione dei servizi funziona solo se ci sono dei contributi esterni, poi costa di più: succede che ci sono i servizi dei Comuni e in aggiunta quelli associati, con continue riunioni di coordinamento. E’ la fusione, invece, che porta reali risparmi per i cittadini”.

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