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Le origini romagnole della Relatività Generale

Quando si pensa ai romagnoli la mente corre immediatamente a personalità giovali, sanguigne, sufficientemente ribelli ed anticonformiste. Nel corso degli ultimi due secoli la Romagna, e con essa i suoi irruenti abitanti, si è mostrata crogiolo intellettuale per innovazioni nel campo dell’arte, della letteratura, così come fucina culturale per l’elaborazione, a volte di nefanda rilevanza, di nuove teorie politiche.

È tuttavia certamente meno nota la rilevanza di prima importanza che pensatori romagnoli ebbero in campo scientifico, così come è nota solo a pochi addetti ai lavori l’origine romagnola dei fondamenti matematici della Relatività Generale di Einstein. Non appena pubblicata la sua Elettrodinamica dei corpi in movimento, dove per la prima volta nella cultura umana venivano proposti i concetti di relatività delle distanze spazio-temporali rispetto a diversi sistemi di riferimento inerziali, Albert Einstein si vide alle prese con la più complessa impresa intellettuale fino allora tentata: generalizzare le leggi di relatività a sistemi di riferimento non inerziali. All’inizio degli anni ‘10 del novecento, in preda al più pieno sconforto esistenziale per la difficoltà dell’impresa, il nostro Albert ricevette un insperato aiuto dall’amico matematico Marcel Grossman: egli gli comunicò che la matematica necessaria al più noto fisico della storia per imbastire la sua nuova teoria era già bella e fatta ed era nata 30 anni prima a Lugo di Romagna!

Ricci Curbastro fu osteggiato dai matematici italiani della sua epoca

Ad Einstein serviva una generalizzazione del calcolo differenziale alle geometrie non euclidee per potere sperare di scrivere equazioni valide in qualsivoglia sistema di riferimento. Il calcolo differenziale assoluto escogitato in nuce da Gregorio Ricci Curbastro fungeva all’abbisogna.

Il Nostro era nato a Lugo di Romagna nel 1853 e la sua famiglia era una tra le più antiche e nobili della cittadina. Mostrate sin da tenera età particolari abilità in campo matematico il giovane Gregorio ebbe la possibilità di misurarsi con i migliori matematici europei della sua epoca e, in età matura, ebbe modo di fondare un gruppo di ricerca sul calcolo differenziale assoluto che annoverò tra i suoi praticanti anche quel Tullio Levi Civita cui tanto dovrà la matematica italiana di fine ottocento. Così a questo quieto romagnolo, profondamente cattolico e così diverso dalla media dei suoi compaesani, si devono le fondamenta matematiche di una delle teorie più belle ed eleganti che la mente umana abbia sino ad oggi escogitato.

Il celeberrimo tensore di Ricci, oggetto matematico che descrive la curvatura di una iper-superficie in 4 dimensioni, rappresenta l’elemento portante delle equazioni del campo gravitazionale di Einstein e descrive in quale modo l’inerzia incurva lo spazio-tempo nel suo intorno determinando l’origine della gravitazione, così come della relatività delle lunghezze e degli intervalli temporali. Lo stesso Einstein riconobbe al tranquillo lughese la compaternità intellettuale della sua teoria in una bella e sincera lettera che scrisse, negli anni della sua maturità, alla di lui nipote.

Come tuttavia troppo spesso capita nel nostro Bel Paese le tesi di Ricci Curbastro vennero accolte con diffidenza, quando non apertamente osteggiate, dal patrio corpo intellettuale matematico di fine ottocento e fu solamente dopo che Einstein se ne servì, riconoscendone apertamente il debito intellettuale, che Curbastro ricevette i giusti onori a lui riservati.

Un aneddoto vecchio di un secolo che mostra le origini lontane dell’italica tendenza al provincialismo intellettuale che, oggi più che mai, trova la sua sostanza nell’asperrima crisi economica e politica del nostro paese. Altrove, laddove la romagnolissima irriverenza per l’autorità consolidata, l’istrionico anticonformismo dei suoi cittadini, la costante ed irridente testardaggine delle sue genti, trova più ampio riconoscimento, le condizioni di vita sono migliori e la degenerazione morale cui il nostro paese è soggetto sono solo sconosciute insinuazioni. Così, auspicando che la sincera anticonformista irriverenza, accompagnata al più profondo senso di giustizia, accompagnino sempre le romagnole genti è bello terminare questa lieve testimonianza con le parole citate sulla targa commemorativa affissa alla casa natale del matematico lughese “Diede alla scienza il calcolo differenziale assoluto, strumento indispensabile per la teoria della relatività generale, visione nuova dell’universo …”.

Marco Lelli

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