Il 3 aprile 1973 Marty Cooper ebbe l’onore di effettuare la prima telefonata senza fili. Accese l’apparecchio che si collegò al volo alla neonata stazione cellulare di Burlington e da lì fu subito trasferito alla linea terrestre, ma, per l’emozione, sbagliò numero.
Il primo telefono cellulare venne messo in commercio solo dieci anni più tardi. Si trattava di un Motorola 8000X, soprannominato in modo più pratico “the brick”, il mattone.
Da allora il telefono cellulare ha fatto tanta strada, cambiando utilizzo, forma e funzionalità. Da strumento pensato espressamente per il business, è diventato nel giro di pochi anni (in Europa il commercio dei telefoni senza fili ha inizio dal 1989) un “must have”, qualcosa di irrinunciabile anche per i bisogni dei privati. Da quanto emerge da uno studio dell’Osservatorio Samsung-Eurisko il 60% degli italiani non uscirebbe mai di casa senza il proprio telefono cellulare.
Ma non sono le chiamate la vera esigenza degli utenti. Da qualche anno a questa parte, il sillogismo che lega il telefono alla telefonata non è più valido. L’85% di chi possiede uno smartphone lo usa infatti per navigare in Internet o per fruire di contenuti multimediali. Si acquista un telefonino per l’invio di sms (89%) per la lettura di messaggi ed e-mail (51%) e la navigazione in rete (37%).
Altri utilizzi “alternativi” riguardano l’accesso ai social media (47%) e il download di contenuti e applicazioni o addirittura per leggere un libro, un quotidiano o una rivista (33%).
C’è dunque uno spostamento verso la condivisione di dati, piuttosto che di voce. Ed è lo stesso motivo per cui i telefoni vengono dotati di schermi sempre più grandi e tastiere sempre più sofisticate e accessibili.
In un certo senso si è persa la vera natura del cellulare, che è diventato un pc portatile abilitato anche alle chiamate. Ma non avrebbe senso rinunciare allo sviluppo tecnologico in nome di un’affezione a funzioni ormai obsolete. “È il progresso, bellezza”, si potrebbe commentare, con tutti i pro e i contro che da sempre porta con sé. Utilizzare facebook solo da pc di casa non ha senso. Lo stesso discorso vale per Twitter e per tutti gli altri social media perché è l’immediatezza a caratterizzarli e a definirli. Per questo lo sviluppo di applicazioni collaterali e aggiuntive avviene proprio pensando alla possibilità di utilizzarli ovunque.
Se un albero cade in una foresta, senza che uno smartphone ne scatti una foto, si può dire che sia accaduto?
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