Lo ammetto, in questi giorni provo un fastidio quasi fisico per i continui battibecchi tra Bersani e Renzi.
Ma loro due sono proprio convinti che ad un Paese allo stremo come il nostro (con una situazione che non si risolverà con il colpo di bacchetta magica di un Governo che, quando arriverà, dovrà con onestà ammettere che non vi sono ricette miracolose in grado di fornirci le certezze che ci mancano da molti anni, sia chiaro) serva di sapere quanto sono arrabbiati l’uno con l’altro? Ma cosa c’è di nuovo (per chi, il nuovo, lo rappresenta nelle speranze di tanti e per chi, comunque, dovrebbe provare a non allontanarsene troppo) nel fare gli offesi, fornendo solo titoli in abbondanza a tv e giornali? Che alzino piuttosto il telefono (magari per lanciarsi maledizioni verbali), ma che si vedano in fretta e ragionino di un futuro incertissimo non solo per l’assenza di un nome condiviso alla Presidenza della Repubblica!
E, assieme, tornino a spiegare al Paese come i loro – i nostri – valori di riferimento siano in grado di provare ad affrontare (senza promesse inutili, senza trucchi) le paure che stanno travolgendo imprenditori e lavoratori. Delineando con maggior chiarezza le differenze tra noi ed i due “affabulatori ad oltranza”: quello che, partendo da Arcore, i problemi li ha creati, preoccupandosi soprattutto di sé e fingendo che tutto andasse bene anche quando tutto stava già crollando (“i ristoranti sono pieni”…); e quello che – tra una battuta comica e l’altra – finge di essere nuovissimo, mentre riproduce in chiave moderna il “promettere tutto per non cambiare nulla” degli ultimi 20 anni (ma che Sagunto, ma che Roma brucia, se da 50 giorni Grillo sta inibendo il confronto su ogni valutazione, riducendosi a dare ordini non più ascoltati da tutti!).
Insomma, Pierluigi e Matteo, datevi una mossa: nella Romagna solatia e concreta iniziamo ad essere stanchi di una politica tutta raccontata dai mass media ma totalmente lontana dalla nostra realtà quotidiana (fatta di donne e di uomini, con i loro problemi). Questa situazione non si riesce a spiegare, tanto che la frase più diffusa è un: “ma tu ci capisci qualcosa?”, utile solo ad accrescere il malessere di ognuno di noi e ad allontanarci, quasi impauriti, da giornali e programmi di approfondimento politico. Per favore, almeno provateci.
Paolo Lucchi (via Facebook)
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