Il ritorno della sospirata primavera corrisponde con la riscoperta della voglia di moto, il mezzo di locomozione in assoluto più attraente. Ma i dati degli incidenti della strada dimostrano che troppo spesso quella della moto è una attrazione pericolosa, a volte fatale. Se è vero che negli ultimi 5 anni in Italia hanno perso la vita 6.403 motociclisti con un buon calo del 29,3% rispetto alla diminuzione generale della mortalità, che si è fermata dal 2007 al 2011 a – 24,8%, è anche vero che le vittime fra i conducenti e trasportati delle due ruote motorizzate rappresentano il 29% dei decessi totali che sono stati 20.518, pur con un parco mezzi che corrisponde al 21% di quello complessivo e una mobilità in km percorsi che corrisponde appena al 3-4% della percorrenza totale dei veicoli.
La situazione nella provincia di Forlì – Cesena per quanto riguarda gli incidenti mortali per i motociclisti è però molto peggiore del dato nazionale. Ecco i numeri. Nel triennio 2010 – 2012 nella provincia si sono contate 118 vittime della strada, 39 nel 2010, 45 nel 2011 e 34 nel 2012. Nello stesso triennio i motociclisti che hanno perso la vita sulle strade urbane ed extraurbane della provincia romagnola sono stati ben 45 pari al 38,1% del totale, ed esattamente 15 nel 2010, (38,5%), 19 nel 2011, l’anno peggiore, (42,2%) e 11 nel 2012 (32,3%). Si pensi che le altre due categorie ad alto rischio, i ciclisti e i pedoni, nel triennio hanno fatto contare rispettivamente 18 e 17 vittime. Sempre tante, ma meno della metà rispetto ai motociclisti.
Insomma sui tornanti delle colline romagnole e nelle aree urbane la sinistrosità per i motociclisti ha connotati molto più esasperati rispetto al dato nazionale con il 38% delle vittime fra i due ruotisti motorizzati, rispetto al 29% del dato nazionale.
Il dato coinvolge ovviamente in via principale gli uomini con 39 vittime (87%) e 6 donne (13%).
Diamo uno sguardo all’età delle vittime fra i motociclisti. Se qualcuno fra gli addetti ai lavori e i non addetti, pensa che il fenomeno riguardi giovanissimi o i giovani in particolare, si sbaglia di grosso. Sarà che è diminuito il numero dei ciclomotoristi, sarà che i giovani hanno i riflessi più pronti, ma sull’età emerge la sorpresa che ha stupito anche noi dell’ASAPS. Delle 45 vittime nei 3 anni solo 5 avevano meno di 30 anni, le altre 40 avevano superato tutte la terza decade. Fra i 30 e i 40 anni le vittime sono state 11, fra i 40 e i 50 sono state 12, gli over 50 sui quali è stato steso un lenzuolo bianco sono stati addirittura 17. Non tenere conto di questa eziologia significherebbe non poter predisporre le adeguate contromisure.
Quali riflessioni? Probabilmente assistiamo ad un fenomeno che l’ASAPS ha definito dei motociclisti di ritorno, cioè gli ultra cinquantenni che tornano su una moto per fattori economici, di parcheggio, di inquinamento e magari scoprono che quelle che cavalcano non sono più le moto di un tempo, ma mezzi che sprigionano potenze inimmaginabili nei decenni precedenti e non sono più gli stessi neppure i conducenti che si ritrovano con riflessi meno performanti.
Vogliamo poi ricordare l’influenza che gioca lo stato scandaloso di molte strade urbane ed extraurbane della provincia e il mai risolto rischio dei guard-rail, vere e proprie ghigliottine per i centauri?
Ce n’è abbastanza per indurre l’ASAPS a lanciare un appello alle forze di polizia per far rispettare le regole e per i nostri amici motociclisti: prudenza e non fidatevi della strada, specie per come sono malmesse le strade di oggi.
Giordano Biserni
Presidente ASAPS
Questo post è stato letto 218 volte