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E una risata ci salverà. Intervista a Terenzio Traisci

‘Ci vogliono settantadue muscoli per fare il broncio ma solo dodici per sorridere. Provaci per una volta’.

Mordecai Richler

 

ED: Terenzio, il titolo del corso che terrai a breve presso il Centro Engel a Forlì è ‘Gestire lo stress nei gruppi di lavoro’; un titolo che implica l’idea di prevenzione, controllo e adattamento al negativo, a situazioni che richiedono un investimento (spesso sproporzionato) di energie emotive, psicologiche e mentali. E’ un titolo che suona familiare a molti, tutti direi, perché ognuno di noi si trova a dover gestire pressioni esterne, che molto spesso si sopportano e non si affrontano invece attivamente, con un’azione diretta del soggetto che sia improntata al cambiamento.

Terenzio Traisci

In altre parole, è più facile vedersi vittima delle proprie reazioni fisiche, così come di quelle di colleghi e capi, piuttosto che ‘combattere’ predisposizioni e comportamenti.

Qual è l’obiettivo del corso?

 

TT: L’obiettivo è di acquisire, quindi apprendere, sperimentare, provare tecniche di respirazione divertenti per Vincere lo Stress Nocivo, che può derivare da una comunicazione poco efficace e poco improntata all’Ascolto nei gruppi di Lavoro. Quindi ritornare “in forma” dal punto di vista Fisico per migliorare il proprio Stato Emotivo, perché il nostro corpo sappiamo che è collegato alla nostra mente e quindi se modifico posture, atteggiamenti corporei, espressione del viso, di conseguenza modificheremo e miglioreremo lo stato emotivo e i pensieri. Vi giro io una domanda: Se siamo in uno Stato Emotivo Positivo quante cose efficaci possiamo fare?

 

The Office, sitcom britannica

ED: Direi molte, tutto sembra più facile se affrontato con positività.

Tu sei psicologo del lavoro, maestro di yoga della risata e attore comico; immagino che ci sia un comune denominatore che tiene uniti tutti questi tuoi ‘personaggi’. Inoltre, nella tua biografia ho visto che ti definisci ‘formattore’: che cosa significa questo termine che per me è un neologismo?

 

TT: FormAttore significa Formatore e Attore, è appunto il comune denominatore delle mie attività di Attore Comico Forlivese e di Formatore Psicologo del Lavoro, iscritto all’Albo dell’Emilia Romagna.

 

ED: La tua pratica lavorativa e artistica è all’insegna del riso; cos’è per te una risata contagiosa?

 

TT: Una Risata contagiosa è una risata che mi coinvolge per il suo suono, per le posture, atteggiamenti corporei ed espressioni del volto che mi fanno ridere anche senza un motivo. Nello Yoga della Risata, creato dal Medico Indiano Madan Kataria e che praticheremo durante il corso, si ride generando la risata senza un motivo comico, ma attraverso respirazioni e battiti ritmici delle mani, perché i movimenti della risata spontanea e di quella stimolata sono gli stessi, di conseguenza anche i benefici del ridere.

 

ED: Hai definito la tua comicità come ‘semplice e pulita’; sono aggettivi che qualificano anche la TV musicale mimata, tuo cavallo di battaglia a Zelig Lab. La tua perfomance è pop, perché destinata a tutti; tutti sanno di cosa parli, con molta probabilità la maggior parte del tuo pubblico conosce le canzoni che presenti. Ma mimarle, non cantarle o suonarle, è l’elemento di straniamento che coinvolge lo spettatore in attesa di essere sorpreso, provocato.

Di nuovo, direi che è una perfomance con cui tutti possono empatizzare; da ragazzi era divertente mimare le parole che la professoressa leggeva in classe o insieme agli amici mimare proprio le parole della canzone ‘tormentone’ del momento. La tua mimica non è però letterale, è una traduzione libera che si avvale della tua personale interpretazione e giudizio. Come hai iniziato questa performance?

 

Luca e Paolo in Camera Cafè

TT: Ho iniziato mimando “il Coccodrillo Come fa” nei villaggi turistici agli adulti però, poi proprio alla mia prima partecipazione a Zelig Off a Lanciano, quando si iniziava nel 2004 con la diffusione dei laboratori Zelig in Italia. In seguito al Master Class Clown a Cannes di Jango Edwards e Carlo Colombaioni mi insegnarono a mimare le canzoni, trasformando in mimo, le battute sul testo e ad usare i cartelli per comunicare quello che non poteva essere mimato, per inciso Jango Edwards è il maestro di Aldo, Giovanni e Giacomo e dei Turbolenti di Colorado.

Ma anche i miei pezzi mimati di cabaret si riconducono ai corsi di formazione esperienziale che propongo, perché il linguaggio del corpo è lo strumento più efficace per entrare in relazione, sintonia ed empatia con le persone, perché è quello che arriva al nostro inconscio. Vi saluto con due domande: vi siete mai accorti di persone che conoscete per la prima volta che ancora prima che aprano bocca, vi stanno simpatiche o antipatiche?…E vi siete mai messi in una posizione con il corpo che poi ha modificato il vostro stato d’animo?

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