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Serinar è da ripensare profondamente

Che ci fosse qualcosa che non andava nelle recenti vicende di Serinar lo avevamo già capito in occasione della discussione sul Bilancio Preventivo 2013 del Comune di Cesena, quando avevamo rimarcato con stupore il dimezzamento dei fondi destinati dall’Amministrazione alla Società di servizi per l’Università: da 500.000 Euro a 250.000.

Lo stupore era aumentato quando avevamo ascoltato l’Assessore Marchi affermare che, a causa di questo dimezzamento, ci sarebbe stata una diminuzione dei servizi erogati sul territorio cesenate, con buona pace dei fiumi di parole sull’importanza dell’insediamento universitario nei nostri territori e sulle sue ricadute occupazionali.

Oltre alle dichiarazioni di prammatica sulla volontà di non dismettere l’impegno all’interno di Serinar, era evidente la difficoltà a motivare una scelta di questa portata, con tutte le conseguenze che si sapeva sarebbero conseguite.

Serinar è certamente una società con una buona capitalizzazione, e questo nel breve potrà attutire i mancati contributi degli Enti soci, ma questi mancati contribuiti denotano un disimpegno del Comune di Cesena o una volontà di modificare la mission e gli strumenti di Serinar?

Resta il fatto che le dimissioni dell’Amministratore Delegato Corzani prima, e del Presidente Conti poi, raccontano di divergenze che rischiano di trascendere le persone e rimbalzare pesantemente sui territori di appartenenza, segnale forte della necessità di ripensare radicalmente lo strumento.

A partire dalle nomine, che hanno sempre avuto nel tempo decise coloriture politiche, e che sarebbe ora di affrancare da meccanismi di quel tipo: non foss’altro perchè aumentano il rischio che divergenze politiche interne ai partiti si riverberino sul funzionamento dell’ente. Nei prossimi giorni verranno nominati i nuovi componenti del CDA, pretendiamo che la competenza sia l’unico criterio ammesso, e che il nuovo Presidente rappresenti la necessità di dare a Serinar un nuovo profilo, più snello e funzionale, più di programmazione e monitoraggio e meno di semplice erogazione.

Lo abbiamo ripetuto più volte: non basta che il Comune di Cesena abbia una “unità di progetto intersettoriale che approfondisce le tematiche relative agli organismi partecipati sia dal punto di vista giuridico-societario, che da quello dell’analisi degli aspetti economico-finanziari”, se alla base non c’è una reale volontà politica di fare scelte coraggiose.

E’ infatti difficile immaginare che gli enti soci, Fondazioni comprese, avranno domani più soldi da investire in Serinar di quelli che abbiano oggi.

E quindi? Speriamo nessuno pensi che una eventuale variazione di bilancio in corso d’anno, che aumenta i fondi magari utilizzando i proventi di Icarus, possa bastare a risolvere il problema.

La questione è più ampia, e va affrontata a partire dall’esigenza di ragionare anche in questo campo di vere “politiche di area vasta” (attraverso un maggior coinvolgimento e coordinamento con gli Enti Locali delle altri sedi decentrate della Romagna), che cancellino le duplicazioni e le ridondanze non più sostenibili né economicamente né politicamente, e che comincino a considerare l’unico grande insediamento universitario romagnolo come un reale potenziale motore di crescita e sviluppo.

Ma prima bisogna mettere mano a Serinar.

Da ultimo, non possiamo non sottolineare un gustoso paradosso: proprio nei giorni in cui si vuol far decollare l’incubatore d’impresa Cesenalab, considerato un passo in avanti nel rapporto tra imprese ed università, esplode in tutta la sua evidenza la crisi di Serinar.

Ennesima dimostrazione di come i compartimenti stagni nelle nostre zone regnino ancora sovrani e le nomine politiche denotino amaramente i propri limiti.

Luigi Di Placido

Paolo Montesi

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