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Sconfiggere la Violenza di Genere attraverso un’attenta analisi comportamentale e di trattamento.

Dott. Daniele Vasari e Dott. Andrea Spada durante una conferenza stampa in Legacoop Fc

Ieri, giovedì 9 maggio 2013, il Centro Trattamento (Uomini) Maltrattanti ha organizzato presso la sala Randi del Comune di Forlì un pomeriggio di lavori sul tema della violenza contro le donne; per scientificità e profondità di riflessione, gli interventi dei quattro psicologi responsabili del CTM di Forlì si potrebbero definire vere e proprie lezioni magistrali dall’ammirevole qualità teoretica e pratica.

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Il pubblico, con l’unica nota dolente di essere composto da solo DUE uomini, ha reagito e partecipato con interesse perché l’argomento eloquentemente affrontato da Daniele Vasari e compagni non solo è sulla bocca di tutti negli ultimi mesi, ma rappresenta un tabù, ciò che nell’immaginario collettivo andrebbe affrontato con coraggio e radicalmente combattuto, ma che allo stesso tempo provoca irrequietezza, come un quid perturbante che ci ricorda la nostra fallibilità negativa.
Si tratta della violenza. E in questo caso specifico della violenza di genere, un tema che tutto è tranne che omogeneo e univocamente definibile; dallo stalking al femminicidio, dal mobbing al violenza economica, l’aggressività si manifesta nelle forme più eterogenee mettendo anche in discussione il successo di un’analisi scientifica che miri a definizioni.
Ieri pomeriggio i Dott. Andrea Spada, Daniele Vasari, Andrea Montesi e Michele Piga hanno intrattenuto il pubblico con un’opera di divulgazione coinvolgente, riflessiva e incalzante; il tema della violenza è stato affrontato dal punto di vista dei maltrattanti, uomini che, come ha ricordato anche l’Assessora alle Pari Opportunità Maltoni nel suo intervento introduttivo, sono gelosi dell’autonomia decisionale delle loro compagne.

Dott. Daniele Vasari e Dott. Andrea Spada durante una conferenza stampa in Legacoop FC

L’obiettivo del CTM è aiutare gli uomini in un percorso di cambiamento, svolgendo un’azione preventiva, di informazione e di ‘alfabetizzazione emotiva’; la violenza contro le donne non è infatti solo un problema del genere femminile, ma di un’intera società a cui risulta più semplice ‘rimuovere’ il negativo, piuttosto che affrontarlo di petto.
In questo modo, ci fanno capire gli psicologi del CTM, non solo si accentuano squilibri emozionali, ma anche forme di aggressione che nascono da irrealistiche rappresentazioni del sé e da un malfunzionamento quasi cronico del rapporto tra uomo e donna.
Il Dott. Daniele Vasari, impegnato professionalmente da dieci anni presso il carcere di Reggio-Emilia, ha presentato al pubblico alcune scene di un film crudo, togli fiato, quasi sublime nella sua capacità di rappresentazione brutale e perturbante; ‘Ti do i miei occhi’, questo il titolo, è una pellicola spagnola del 2003. Racconta la storia turbolenta e passionale di una violenza domestica e lo fa con un’attenta analisi comportamentale dell’aggressore, che, per esempio, prova a controllare la sua rabbia andandosene di casa quando si accorge che potrebbe esplodere in tutta la sua aggressività, ma che poi fallisce e compie di nuovo violenza sulla moglie ‘incapace’ di lasciarlo.

Scena tratta da ‘Ti do i miei occhi’ di Icíar Bollaín

Il Dott. Vasari, con un discorso dalla sensibilità anche sociologica, denuncia come spesso siano i giornalisti stessi ha incentivare la disinformazione sulla violenza di genere; negli ultimi tempi Reggio-Emilia è stata scenario di tre ‘femminicidi’ e, in tutti i tre casi, i titoli dei giornali recitavano la medesima frase: ‘uomo colpito da un raptus’.
Ma che cos’è il raptus?
Una parola che con molta probabilità è utilizzata senza cognizione; prassi comune questa per cui ci impossessiamo e utilizziamo indiscriminatamente una terminologia di mestiere senza conoscere il suo esatto significato.
Centri come il CTM potrebbero essere un aiuto consistente ed efficace nella prospettiva di una logica di collaborazione: urge sempre più un pratico cambiamento di una situazione che non solo sta facendo sempre più paura, ma è anche indice del fatto che in momenti di crisi profonda la società si dovrebbe fermare a pensare, a studiare, a riflettere sul proprio ‘sé’.
La disponibilità al trattamento fa parte di una più ampia e generica apertura al cambiamento, con cui si mettono in discussione le proprie precedenti credenze e convinzioni per vivere, si spera, un futuro in cui la violenza non sia più protagonista.

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