Lo scorso weekend ‘S-Legami’ ha portato a Forlì incontri, spettacoli, conferenze di settore e vari intrattenimenti intorno al tema dell’innovazione responsabile; l’evoluzione delle relazioni, questo il sottotitolo dell’evento, inquadra ciò che vuole essere la prospettiva d’osservazione delle due giornate forlivesi, ovvero quella di un futuro di partecipazione.
Venerdì 17 maggio nella Sala Congressi della Camera di Commercio c’è stata una conversazione informale tra cinque dei più attivi ricercatori, teorici e consulenti aziendali nell’ambito, che hanno coinvolto con entusiasmo il loro pubblico, chiaramente di settore, esperto e desideroso di condividere le proprie impressioni con gli addetti ai lavori.
Simone Arnaldi, sociologo dell’Università di Padova, ha moderato l’incontro durato due ore come da programma, mentre quattro esperti provenienti da diverse parti in Europa si sono alternati in interventi di breve durata, mettendo in pratica quello che, a loro detta, sembra essere un requisito base per l’innovazione: partecipazione e collettività.
L’obiettivo della conferenza è stato chiaro: definire l’innovazione e individuare alcune metodologie pratiche per realizzarla. Obiettivo, che nonostante la sua linearità di principio, si è rivelato essere alquanto arduo, primo motivo tra tutti, perché l’innovazione difficilmente si lascia categorizzare a parole.
Xavier Pavie, direttore dell’Institute for Strategic Innovation and Services e di ESSEC Business School, al fine di identificare il dominio dell’innovazione, propone l’immagine del giardino di Versailles, la cui complessità sembra irriducibile; più la si osserva, più ci si trova catturati da geometrie, perimetri e evoluzioni architettoniche che sanno ingannare anche l’occhio attento.
Richard Owen, consulente strategico per EPSRC e professore al One Planet MBA, è convinto invece che il concetto d’innovazione responsabile possa essere paragonabile all’essere genitori: così come con i figli, il cui futuro è incerto mentre li si cresce e educa, anche con l’innovazione bisogna orientare il proprio atteggiamento all’insegna dei valori.
Rene Von Schomberg, scrittore, professore di scienze agricole, dottore in filosofia e in studi tecnologici alla Commissione Europea all’interno della Direzione Generale per la Ricerca e Innovazione, indaga lo stretto rapporto tra innovazione e tecnologia ricercando le esatte metodologie di valutazione per orientare il discorso ‘sostenibile’ sui benefici, a cui dovrebbe attingere tutta la società.
Per ultima, Hilary Sutcliffe, direttrice di MATTER e fondatrice dell’organizzazione Shared View, parla di questo momento storico come del più eccitante mai capitatoci; è ora che dobbiamo ‘fare di più, con meno a disposizione’, e l’innovazione responsabile ci impone una certa riflessività nella gestione delle risorse.
Proprio la questione della responsabilità è stata il tema al centro della conversazione tra relatori e pubblico: chi ha la responsabilità dell’innovazione responsabile?
La risposta, seppur sofferta, vede un unico e inevitabile soggetto come protagonista: la collettività.
Si tratta di controllarsi a vicenda, essere onesti, ammettere ciò di cui non si è a conoscenza e non pretendere di sapere tutto; in altre parole, si tratta di arrendersi all’insita socialità umana. Da solo ogni singolo può, sì, sopravvivere, ma non evolversi e sicuramente non realizzare progetti di ampio respiro.
I relatori inquadrano l’innovazione come quel qualcosa che per definizione non può essere richiuso in una categoria con l’accordo unanime di tutti; innovazione è gestione dei rischi, si è detto.
Ma se l’innovazione è rischio, insicurezza, è futuro e non passato o presente, quindi solo possibilità e probabilità, non sembra allora paradossale accoppiarla ad un aggettivo come responsabile? Un aggettivo come responsabile che letteralmente significa ‘essere capace di dare risposte’?
Probabilmente il nostro compito in questo periodo così delicato è proprio gestire i paradossi che noi stessi abbiamo contribuito a fomentare nel corso della nostra storia; è una missione delicata, la cui realizzazione non è affatto scontata.
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