Lui, il piccolo Antonio, avrebbe cantato “La spada nel cuore” a sentire come i sammarinesi, suoi concittadini (ma quelli illustri, quelli di Palazzo) si sperticavano oggi nell’inviare omaggi e messaggi di cordoglio al momento della sua dipartita. Nessuno. Qualche politico a lui più vicino, quello sì. Molti sammarinesi su Facebook, moltissimi giovani, quelli sì. Le generazioni cresciute con il “Love boat” della domenica mattina e il suo “Profumo di mare”, quelli sì. Ma da Palazzo non una nota ufficiale per ricordare il figlio più vip del Titano. Good bye, Little. Che nel cognome, quello vero, Ciacci, portava tutta la tradizione sammarinese. Lui, il Cuore matto di Tivoli, vantava origini tutte titaniche. La famiglia era originaria di Chiesanuova e, imbeccato sulla storia e l’attualità sammarinese, sapeva sempre rispondere. Mi fece sorridere (moltissimo) quando, al telefono, intervistato per il Corriere Romagna, mi rivelò proprio pochi mesi fa, che volentieri si sarebbe messo a disposizione per la politica sammarinese, e non solo come un super consulente agli spettacoli. Macché. Lui pensava in grande. Mi diceva: «Con questa brutta black list e l’immagine un po’ così che in Italia hanno di San Marino, servirà pure uno che a Roma conosce tanta gente?!». Già. Eppure della sua boutade sul desiderio di scendere in politica, molti ne risero. Pensavano a una provocazione e nulla di più. Ma forse il Grande-Little avrebbe davvero potuto cantargliene quattro agli amici politici romani: ‘ché si sa che una bella voce e una chitarra armeggiata bene possono fare più di tavoli tecnici e noiose cene politiche. «Guarda che a San Marino c’è brava gente. Gente onesta», diceva. E sorrideva e progettava quando per un po’ ha pensato anche alla possibilità di rappresentare il Titano all’Eurofestival, di certo rimembrando quando San Marino gli rese omaggio presentandolo al mondo come il suo figlio più noto, all’apertura dei Giochi dei Piccoli Stati nel 2001 quando fu proprio la sua voce ad aprire le danze. O quando nel 2008, gli tributò il libro più letto del paese: la copertina dell’agenda telefonica. Oggi ne ho lette tante su Little: calambour coi titoli delle sue canzoni più note, metafore estrapolate dai suoi versi più celebri, ma la più divertente (e quella che forse gli sarebbe piaciuta di più) me l’ha detta l’amico Sasà. «Da oggi, Bobby è davvero Solo». Lo sarà un po’ di più anche il Titano.
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