Tania Bianchi, esperta di marketing e consulente sessuale, descrive i suoi interventi pratici di comunicazione. Per la Settimana del Buon Vivere propone un seminario divertente e interattivo che ha per oggetto un tema per nulla scontato e raramente affrontato dai media tradizionali: la sessualità della terza età. In questa intervista scopriamo da vicino alcuni dettagli dell’evento e della sua persona.
ED: Professionalmente ricopri ruoli eterogenei tra loro, ma sempre comunicanti; lavori sia in Italia sia in Inghilterra, segui corsi di specializzazione internazionali e hai collaborato con esperti nel campo della comunicazione e delle relazioni interpersonali.
Negli ultimi 20 anni, hai formato più di 6.000 impiegati e manager di imprese private e pubbliche, organizzazioni non-profit e multinazionali. Qual è il tuo tratto distintivo?
TB: L’effetto prorompente che faccio. Chi partecipa ai miei interventi ne diventa spontaneamente promotore e mi consiglia con calorosità. Mi richiamano spesso le stesse aziende, il che significa che il mio lavoro produce risultati tangibili e memorabili nel tempo. Sono i fatti che parlano, o meglio le persone: mi dicono che porto benessere, che faccio stare bene! Questa mia chiave di comunicazione pratica, “senza veli” e positiva, innesca un circolo virtuoso di cui si ha veramente bisogno: appena si sta bene in azienda, fenomeni come l’assenteismo o la demotivazione calano immediatamente. Quando i rapporti tra dirigenti, colleghi e clienti sono caratterizzati dalla chiarezza, la serenità aumenta, così anche la produttività e i ritorni economici, a beneficio di tutti.
ED: Tra i tuoi ruoli professionali, sul tuo sito ho notato anche quello di ‘public speaker’. Mi puoi spiegare di che cosa si tratta esattamente?
TB: È il corrispondente moderno dell’oratore. Letteralmente, significa ‘chi parla in pubblico’. È un professionista che, mentre intrattiene, fa riflettere. Sei credibile e coinvolgi, quando metti subito in pratica, lì sul palco, quello che dici. Sei un ‘modello’ vivente, perché, con la tua coerenza, trasmetti modi di essere e di fare, innovativi. Dicono che i miei discorsi non si concludono a fine evento, ma restano ‘aperti’ nelle menti dei partecipanti che, dopo, anche da soli, continuano ad ispirarsi, porsi domande e ad osservare.
ED: Qual è il link tra il marketing e la sessuologia?
TB: Il marketing è diretto alla persona. Ha a che fare con le reazioni e le relazioni umane, i comportamenti sociali. Quando è efficace, comunica al suo pubblico in modo sensoriale, con una forte componente sessuale, esplicita o velata. Si connette ai nostri impulsi e motivazioni di base. La pubblicità, per esempio, è sempre più attenta alle differenze di genere, all’orientamento sessuale e ai rapporti di coppia. Per me, il filo rosso tra marketing e sessuologia è rappresentato proprio dall’amore per la ‘persona’: che io parli di ‘spinta all’acquisto’ o di ‘relazioni interpersonali’ trasmetto la mia passione per la conoscenza dell’animo umano e come vivere meglio.
ED: Chi di solito si rivolge a te per cercare aiuto e consigli? C’è una specifica tipologia di persone o il tuo è un pubblico trasversale?
TB: Le mie aree di intervento sono, in prevalenza, tre: formazione commerciale per aziende, consulenza/coaching per dirigenti, e assistenza a privati riguardo a questioni sessuali, di relazione e autostima. I miei clienti non appartengono a tipologie, generazioni o settori specifici. Riconoscono in me e nel mio stile la risposta ai loro bisogni. Io credo fermamente che, per attrazione, ognuno ha il cliente che si merita e i miei… sono bellissimi! Per me, ‘cliente’ è una parola di grande valore, forse anche più di ‘amico’. Ai clienti si fanno promesse di risultati ed io sento forte l’impegno a mantenere la parola data. La mia determinazione e resistenza fisica sono proverbiali! Chi mi conosce, sa di poter contare anche su riservatezza, non-giudizio e quell’originalità di chi è pronto a fare azioni ‘diverse’ per ottenere assieme risultati mai raggiunti prima, nella vita professionale e privata.
ED: Veniamo al tuo intervento durante la Settimana del Buon Vivere 2013: nonostante sia un aspetto che caratterizza la vita di tutti i giorni, non si sente parlare di frequente del binomio sessualità-terza età. Perché?
TB: È un tema intimo che mette in discussione l’identità di molti. Scuote convinzioni personali, stereotipi e convenzioni sociali. Parlarne in libertà, con piacevolezza e buon umore, è un’opera culturale coraggiosa. Sono felice che, per la Settimana del Buon Vivere, la cooperativa sociale CAD abbia scelto questo argomento e me come loro testimonial. La nostra prima collaborazione risale a sette anni fa e, con molta stima, riconosco al Presidente Elena Grilli uno spirito pionieristico al di fuori del comune, che si riconferma nel tempo.
ED: Quali sono gli obiettivi del tuo intervento alla Settimana del Buon Vivere?
TB: Il ‘buon vivere’ è collegato alle relazioni, alla soddisfazione dei bisogni e dei desideri, anche sessuali. Uno dei miei obiettivi principali è evidenziare come questi variano di persona in persona, e rimangono a noi intrinseci anche col passare degli anni. Non è plausibile radunarli arbitrariamente per categoria di età. Definizioni omologanti come: “sessualità degli anziani” disconoscono la molteplicità di una realtà molto più variegata di quello che si vuol prospettare. Basti solo pensare ai diversi orientamenti sessuali e a cosa ci si riferisce con il termine ‘anziani’. Con il sorriso, desidero dissipare il paternalismo, limitante quanto l’ignoranza o lo stigma. Io credo che, attraverso la conoscenza, si promuova quella comprensione che dà tranquillità, che riporta il piacere e la gioia di vivere, per creare ambienti dove chiunque si sente a proprio agio, esprime se stesso e trova soddisfazione nel rispetto della libertà di tutti.
ED: Hai previsto un seminario per adulti che sa di ‘spettacolo’. Ci puoi dare alcune indicazioni più precise su questo format?
TB: Il mio è un seminario interattivo in cui il pubblico può partecipare direttamente, quando lo desidera. Come in uno spettacolo di ‘stand-up comedy’, qualsiasi intervento è inglobato in tempo reale e ne diventa parte. Mi considero un provocatore di pensiero: faccio sorridere, ridere, turbare e commuovere, facilitando così le persone a trovare in se stesse maggiore consapevolezza, equilibrio e, di conseguenza, serenità. Perché l’armonia entri a fare parte della nostra vita dobbiamo attivarci, per primi, in quella direzione. Non aspettiamo di essere felici per cantare; iniziamo a cantare e la felicità si diffonderà.
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