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CON IL NASO ALL’INSÙ di Marco Viroli e Gabriele Zelli

barbara manfredi

 

Tutta la corte partecipò al lutto. Il corpo della giovane venne trasportato da Forlimpopoli alla chiesa di San Girolamo in Forlì. Nei giorni successivi accadde che, per mettere a tacere le voci, divenute vere e proprie accuse, in onore della moglie Pino organizzò funerali solenni, degni di una principessa. Chiamò a corte Francesco di Simone Ferrucci da Fiesole, ben noto in Romagna e anche a Bologna, per realizzare un monumento funebre, una tomba ad arcosolio di derivazione toscana, che non ha eguali nella Forlì del Quattrocento. Si suppone che il Ferrucci abbia scolpito il marmo ispirandosi a una maschera mortuaria, ottenuta da un calco del viso di Barbara, il cui corpo, mentre attendeva di essere tumulato, stava adagiato provvisoriamente in una cassa di legno.

Nella pietra resta scolpita una donna distesa, dolcemente addormentata nel sonno eterno, accompagnata dalle parole dettate dal marito Pino. Un’iscrizione retta da due angeli che descrive Barbara come donna dalle virtù divine:

BARBARAE ASTORGII MANF. F. / PINUS ORDEL AN.F.UX. DUICISS / OB. DIVINA VIRTUTUM MERITA / PONENDUM IUSSIT / VIX AN XXII M VI D IIII / B.M. / AN SAL MCCCCLXVI

(Pino Ordelaffi, figlio di Antonio, ordinò che [questo monumento] fosse dedicato alla dolcissima moglie Barbara, figlia di Astorgio Manfredi, per le sue divine virtù. Barbara Manfredi visse ventidue anni, sei mesi e quattro giorni. Anno 1466).

Il monumento funebre fu collocato nella Chiesa di San Girolamo in San Biagio e lì restò fino alla distruzione dell’edificio da parte del bombardamento tedesco del 10 dicembre 1944.

Da dopo il recupero, avvenuto nel dopoguerra, la tomba di Barbara è visibile in tutta la sua bellezza nella navata destra dell’Abbazia di San Mercuriale in Forlì.

 

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