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LA RICORRENZA DI FEBBRAIO di Marco Viroli e Gabriele Zelli

Il 28 febbraio 1919 si spegneva Fulcieri Paulucci di Calboli

Dopo aver seguito il padre Raniero, importante diplomatico, nel 1910 il giovane Fulcieri Paulucci di Calboli si iscrisse alla facoltà di Giurisprudenza presso l’Università di Genova, dove nel 1914 si laureò.

Inizialmente era intenzionato a intraprendere la carriera paterna ma poi, con lo scoppio della Prima Guerra mondiale, divenuto convinto interventista, si arruolò immediatamente come volontario. Chiese di essere destinato alla prima linea e vi giunse con il grado di sottotenente aggregato al Reggimento Cavalleggeri di Saluzzo. Ritenendo la cavalleria arma non pienamente operativa fece domanda per essere trasferito in fanteria.

Al fronte svolse un importante ruolo di incitatore dei soldati alla battaglia e diede loro esempio offrendosi volontario per le missioni più pericolose. Durante una di queste riportò due ferite allo stesso ginocchio che gli causarono un’invalidità permanente.

Ancora convalescente tornò al fronte in qualità di ufficiale osservatore di controbatteria nella III Armata. A Dosso Faiti, il 18 gennaio 1917, il suo osservatorio venne distrutto dal fuoco nemico e Fulcieri riuscì a raggiungere il reparto di linea. Scesa l’oscurità e necessitando di rinforzi, essendo saltati tutti i collegamenti telegrafici, Fulcieri si offrì di raggiungere il comando. Per risparmiare tempo, si avventurò allo scoperto ma venne colpito alla schiena da una scheggia che gli lese la colonna vertebrale, paralizzando gli arti inferiori. Per questa azione coraggiosa venne insignito della Medaglia d’Oro al Valore Militare.

A seguito della disfatta di Caporetto (24 ottobre 1917), aderì al Comitato d’Azione fra Mutilati, Invalidi e Feriti di Guerra, partecipando sulla sua carrozzella all’intensa opera di propaganda svolta per esortare gli Italiani alla resistenza.

Nel marzo del 1918, mentre si trovava all’ospedale di Genova, contrasse l’erisipela, un’infezione acuta della pelle, a quei tempi pressoché incurabile. Iniziò così il suo rapido e inesorabile declino fisico.

Il 28 febbraio 1919, a soli 26 anni, morì nel sanatorio di Solsanna, presso Gstaad, in Svizzera. Le sue spoglie mortali furono trasferite nel Cimitero Monumentale di Forlì, dove tuttora riposano nel Pantheon in una tomba sormontata da un busto realizzato dallo scultore Carlo Fontana.

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