Il workshop è stato, dunque, l’occasione per fare il punto sulle linee di indirizzo comunitarie e sugli orientamenti attuativi richiesti dalla Regione Emilia Romagna. Da Bruxelles arrivano segnali affinchè la ricerca sia orientata con forza verso l’innovazione e assuma connotati circolari e non più verticali, ossia non veda più da una parte chi insegna e dall’altra chi apprende, ma sia frutto di un processo diffuso che veda allo stesso tavolo le imprese, la ricerca stessa e il mondo della consulenza, al fine di elaborare progetti condivisi, che abbiano un’effettiva ricaduta benefica sul mondo produttivo.
“I temi dell’innovazione – ha specificato Giancarlo Cargioli (Direzione Assessorato Agricoltura Regione Emilia Romagna) – devono puntare alla redditività economica delle imprese, alla valorizzazione della bioeconomia e alla qualità alimentare, con un occhio sempre attento al consumatore finale. Per fare questo è necessario attivare Gruppi Operativi composti da imprese, agricoltori, ricercatori e consulenti, al fine di elaborare progetti, che rispondano alle esigenze del mondo produttivo e sui quali sia possibile misurarne i risultati e l’efficacia”.
Proprio sui Gruppi Operativi si è posta l’attenzione: dovranno essere soggetti giuridici, con capacità economica, già costituiti o di nuova creazione, in grado di elaborare progetti volti all’innovazione: la Regione Emilia-Romagna ne ha individuati 26, mettendo a loro disposizione una fetta consistente del budget complessivo del PSR, pari a 34.770.000 euro, divisa per focus aree: l’operatività è fissata per l’inizio del 2015, dopo che l’Unione Europea avrà avvallato la bozza predisposta a livello regionale, attualmente pronta, ma oggetto delle osservazioni degli stakeholders.
Che spazio avrà il CRPV in tutto questo? Secondo Cargioli giocherà un ruolo importante frutto della propria storia e della ricchezza della propria base sociale: concetti ribaditi dal presidente Giampiero Reggidori, che ha rivendicato con forza il ruolo di animazione e gestione nella formazione dei Gruppi Operativi che l’ente metterà in campo innanzitutto con la propria base sociale, ma poi anche con altri attori del comparto agricolo interessati all’innovazione, non limitandosi all’ambito regionale, ma proponendo progetti in sinergia con altri centri di ricerca italiani ed europei.
Dalla base sociale CRPV, rappresentata da diversi amministratori di organismi associati, è emerso con determinazione quanto la ricerca sia strategica per il comparto produttivo e sono state individuate alcune indicazioni specifiche: “L’innovazione deve essere efficiente – ha richiesto Stefano Balestri, presidente della Cooperativa Agricola Cesenate – e in passato non è sempre stato così: è necessario programmare e in questo le aziende devono essere non solo coinvolte, ma protagoniste del processo”. “Meno burocrazia e più ricaduta sul mondo produttivo – è il pensiero di Raimondo Ricci Bitti, presidente Consorzio Agrario Ravenna – non solo per le aziende inserite in contesti organizzati, ma anche per quelle che in autonomia affrontano il mercato”. “Su due questioni mi aspetto un miglioramento nel sistema della conoscenza – ha concluso Carlo Dalmonte, presidente Caviro – è necessaria maggior tempestività, perché i tempi delle aziende sono più rapidi di quelli degli enti pubblici, e un livello crescente di specializzazione e professionalità, perché anche nell’ambito della ricerca c’è molta concorrenza. Infine ribadisco la necessità di un approccio pragmatico all’innovazione, che sappia coniugare l’investimento di risorse con risultati concreti in ambito produttivo”.
L’evento si è concluso con la degustazione di vari prodotti ortofrutticoli (fragola, albicocca, pesca, asparago, patata) e vitivinicoli (trebbiano romagnolo) oggetto di progetti di miglioramento genetico, curati da CRPV.
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