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Apofruit: le sfide del nuovo AD – di Davide buratti

Cambio al vertice di Apofruit. Ilenio Bastoni prende il posto di Renzo Piraccini, storico amministratore della cooperativa leader nazionale dell’ortofrutta. Un passaggio di consegne programmato da tempo e che avviene nel segno della continuità. Così come quando Piraccini prese il posto di Romeo Lombardi.

Anche se è passato quasi sotto silenzio, il cambio di amministratore delegato della grande cooperativa è di quelli epocali. Renzo Piraccini ha guidato Apofruit per oltre quindici anni e, pur in un momento molto difficile per l’agricoltura, ha continuato a farla crescere non solo dal punto di vista del mercato, ma garantendole anche un’importante solidità economica. Molte le sue intuizioni, ma la più importante è certamente Almaverdebio.

Negli ultimi anni la filosofia di Piraccini era cambiata: stop alla e crescita continua e impegno nel consolidamento passando attraverso la politica di marca. Il tutto attraverso una ricerca della qualità del prodotto. Iniziative  abbinate ad una strategia commerciale finalizzata alla continua ricerca di nuovi mercati. Anche per l’agricoltura la crescita passa attraverso l’export.

E questa deve essere la sfida anche di Bastoni che, crediamo, sia consapevole che una grande struttura come Apofruit deve, necessariamente, essere anche il volano di quel cambiamento che è necessario per rinnovare la nostra agricoltura, settore sul quale pare puntare anche il governo. E’ di questi giorni la notizia che l’esecutivo guidato da Matteo Renzi ha fatto sua un’idea partorita dal governo Monti: cedere ai giovani i terreni del demanio.

L’esordio di Bastoni però è stato buono. In un’intervista rilasciata al Corriere Romagna ha dimostrato di avere le idee chiare. Ha premesso che il biologico è un comparto che gli sta particolarmente a cuore. Ed ha aggiunto che uno dei punti su cui intende lavorare e concentrare l’attenzione è il rafforzamento della presenza nei nuovi mercati. “Negli ultimi anni abbiamo fatto un grosso lavoro per raggiungere nuovi spazi commerciali. Penso alla Cina in cui esportiamo parecchio kiwi, e al Medio oriente in paesi come Emirati Arabi e Arabia Saudita. Questi ultimi due sono mercati ricchi che vogliono un prodotto di qualità. Essendo disposti a pagare, possiamo permetterci di spedire la frutta via aerea da Venezia, Milano o Roma. Dalla raccolta in campo all’arrivo sul punto vendita in Arabia passano non più di 4 giorni. Però sarebbe opportuno che l’Italia snellisse la burocrazia che ci fa perdere tempo prezioso”. Ritiene  che anche l’India e tutta la costa sud del Mediterraneo potrebberorappresentare uno sbocco per pesche e nettarine. Infine pensa che si debba innovare a 360 gradi. E, perché no, magari prendere in considerazione l’ipotesi di diversificare la produzione.

Davide Buratti

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