Si tratta di un programma che si pone l’obiettivo di dimostrare che la produzione e l’utilizzo di fertilizzanti organici a salinità ridotta siano un’interessante opportunità per una parziale sostituzione di concimi a base chimica, il cui utilizzo in campo agricolo è estremamente diffuso, con livelli decisamente elevati in termini di impatto ambientale.
“Oggi al contrario – spiega Vanni Tisselli, direttore di Astra – è necessario proteggere e incrementare la fertilità naturale dei terreni i quali, sottoposti per anni alla distribuzione di sostanze chimiche, rischiano di perderla. Questo può essere attuato salvaguardando e favorendo l’incremento della componente biologica dei terreni, che, al contrario, può essere preservata con l’apporto di concimi organici”.
Il progetto LIFE RESAFE, quindi, prevede la caratterizzazione delle sostanze organiche presenti nel contesto territoriale, quali rifiuti urbani, rifiuti derivanti da attività agricole e allevamenti e biochar (residui della combustione di legno in impianti di produzione di energia elettrica) e l’individuazione di un percorso di produzione di fertilizzanti basati su sostanze organiche. Astra in particolare sta curando il reperimento delle matrici organiche nell’ambito delle quali la pollina riveste un ruolo primario, l’invio di loro campionature ai laboratori universitari, e collabora alla definizione delle miscele da produrre e alla fornitura di enzimi prodotti dalla società Amek. Nei prossimi mesi si passerà alla produzione di quantitativi di maggior entità, al fine di avviare una sperimentazione su piante da frutto e impianti orticoli presso la propria azienda sperimentale di Imola, per misurare l’efficacia fertilizzante del compost prodotto e gli aspetti qualitativi ottenibili sia a livello di terreno che di frutti.
“Gli obiettivi principali di tale progetto – ribadisce Tisselli – rispondono a diversi aspetti strategici connessi all’attività agricola: in primo luogo la riduzione dell’uso di concimi chimici garantirà un basso impatto ambientale, assicurerà, poi, un miglioramento della salute dei suoli, con conseguente maggior disponibilità di azoto e fosforo per le piante, e, cosa di non poco conto, potrà offrire anche benefici economici connessi con il recupero di materiale organico. Un’altra questione chiave del progetto – su cui ci aspettiamo risultati confortanti – è la qualità del processo produttivo e del fertilizzante che andremo a produrre: il processo di compostaggio che stiamo studiando permette, infatti, di massimizzare la ritenzione di azoto nel concime, di migliorare le caratteristiche igienico-sanitario del fertilizzante con l’utilizzo di specifici enzimi e di ottimizzare l’efficacia sul suolo, grazie ad una maggior presenza di sostanza organica umificata”.
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