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Un attacco a Matteo Renzi e il mio Sindaco ideale – di Davide Buratti

Un attacco frontale a Matteo Renzi. Il presidente del consiglio è finito nel mirino di Ferruccio De Bortoli, direttore del Corriere della Sera. Nel giorno del restyling del giornale di via Solferino, il direttore ha messo sotto accusa la gestione del potere da parte del capo del governo.

Nello stesso tempo ci vedo anche una forte critica ad un certo modo di fare e di intendere al politica. Una visione che nell’ultimo ventennio (quello caratterizzato dalla presenza di Berlusconi) ha preso sempre più piede.

A prescindere dal caso specifico, condivido la posizione di De Bortoli. L’uomo solo al comando non mi piace e non mi è mai piaciuto. Ne nel privato e tantomeno in politica. Il leader forte è quello che sa scegliere e circonda di collaboratori validi, non fedeli. Del resto se un collaboratore è valido è anche intelligente, quindi lavorerà sempre nell’interesse generale e, perciò, del capo.

Bisogna invece diffidare degli yes men. Solitamente sono mediocri e doppiamente pericolosi. Innanzitutto perché non garantiscono un lavoro di alto livello, in secondo luogo perché sono i primi a tradirti.

Un collaboratore valido non rifiuta il confronto, porta avanti le proprie idee senza problemi, non pescherà mai nel torbido e terrà la barra dritta fino alla fine. Il mediocre abbassa la testa, dice sempre sì, ma in caso di difficoltà è pronto ad aggrapparsi a qualsiasi ciambella di salvataggio che vede galleggiare.

Un leader del resto non può controllare tutto. Deve prendere le decisioni e avere la parola finale. Per questo la struttura ideale è quella a piramide nella quale, però, è determinante la qualità e la competenza delle persone che la compongono.

Sempre a prescindere dal caso specifico, condivido un altro passaggio del fondo di Ferruccio De Bortoli. Nella seconda metà del suo intervento, il direttore del Corriere della Sera, fra l’altro, scrive: “Il marketing della politica se è sostanza è utile, se è solo cosmesi è dannoso. In Europa, meno inclini di noi a scambiare la simpatia e la parlantina per strumenti di governo, se ne sono già accorti. Le controfigure renziane abbondano anche nella nuova segreteria del Pd, quasi un partito personale, simile a quello del suo antico rivale, l’ex Cavaliere”.

De Bortoli ha ragione da vendere. Purtroppo (soprattutto in politica) troppo spesso la capacità comunicativa non è direttamente proporzionale con la capacità di governare. Per questo la colpa è anche nostra. Siamo sempre più portati e premiare l’effimero e a punire chi ha una visione di prospettiva ed ha il coraggio di fare scelte impopolari.

Prendiamo un sindaco. Il mio candidato ideale è quello che la prima cosa che fa la mattina è pensare alle scelte e agli eventuali provvedimenti da prendere e che mette la lettura dei giornali al secondo posto. Il mio sindaco ideale non è quello che pensa alle buche nelle strade (se ne deve occupare il collaboratore che ha scelto), ma che organizza e partecipa alle riunioni su come fare il nuovo Prg. Inoltre sono più portato a dare fiducia a chi promette un calo delle tasse del cinque per cento (cifra a caso) in cinque anni, a quello che garantisce un calo immediato del dieci per cento.

Il sindaco ideale inoltre deve avere il coraggio di scegliere. Galleggiare è inutile.

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