29 Ottobre 1944: 70 anni fa l’uccisione di Pino Maroni
La sera del 29 ottobre 1944 Pino Maroni, commissario politico del 1° distaccamento G.A.P. di Forlì, insieme a due giovani partigiani diciottenni era intento a recuperare armi nascoste nei locali del calzaturificio Zanotti, sito in via Giorgio Regnoli. I partigiani vennero sorpresi da tre soldati tedeschi che li costrinsero ad avviarsi verso corso Vittorio Emanuele (l’attuale corso della Repubblica), passando da via Oberdan. Approfittando del buio, Maroni tentò una sortita. Poco prima di imboccare il corso principale, per non farsi comprendere dai tedeschi, si rivolse ai suoi in dialetto romagnolo dicendo: “Quând a rogg, scapì sènza vultèv” (“Quando urlo, scappate senza voltarvi”). Così fece. I ragazzi riuscirono a fuggire e, correndo a perdifiato, raggiunsero la zona dell’attuale viale Bolognesi, dove si trovava una casa colonica con una siepe di spini che si prolungava fino a via Decio Raggi. Qui si nascosero e attesero il mattino per fare ritorno a casa. Pino Maroni invece estrasse le due pistole che aveva con sé e sparò ai militi tedeschi, ingaggiando un combattimento a fuoco ravvicinato. Il coraggioso partigiano cadde ferito e fu trasportato al comando delle S.S. che si trovava all’inizio del corso, nel palazzo che era allora sede della Previdenza Sociale, oggi Banca di Forlì. Qui venne brutalmente torturato fino alla morte. Il corpo fu sepolto in piazzale della Vittoria nel giardino della Stazione Agraria, attuale sede della Facoltà di Economia e Commercio.
Questo post è stato letto 226 volte