Non so come andrà a finire, ma mi auguro che sia positiva la gestione dell’aeroporto di Forlì da parte della cordata statunitense. Moltissimi sono i motivi che spingono a fare il tifo per questa soluzione. Fra i tanti ce ne è uno del quale si parla poco, ma che, a mio avviso, può determinare una svolta positiva nell’economia romagnola. È uno dei test più importanti per l’ingresso di investitori di altre parti del mondo. E ha ragione chi ritiene che questo territorio possa avere dei cambiamenti in positivo non appena verranno aperte al mondo le porte della nostra economia. L’aspetto positivo non è legato solo all’immissione di capitali freschi (elemento, comunque, non di secondo piano), ma anche all’arrivo di esperienze e idee nuove che potranno arricchire il patrimonio delle nostre conoscenze.
Non siamo all’anno zero, anzi. Questo deve essere estremamente chiaro. Abbiamo grandissime potenzialità, sia dal punto di vista del management che delle possibilità economiche. In tante aziende leader (non in tutte) la seconda generazione ha portato una ventata di novità ed uno sviluppo importante. La cesenate Trevi (ad esempio) è una di queste. Non possiamo però essere troppo autoreferenziali, per questo dobbiamo aprire le porte al mondo. Evitando però un’indigestione di esterofilia. Sia chiaro, non tutto quello che è straniero è bello. Anche loro hanno da imparare da noi.
Chi avrebbe bisogno di aumentare esperienza e conoscenze è soprattutto il mondo politico. La gestione della cosa pubblica è sempre più spesso affidata a persone perbene e volenterose, ma che hanno una visione molto provinciale, importante per tutelare i valori di appartenenza, ma che può essere un freno nella strada dell’innovazione. Il problema poi è elevato alla massima potenza quando si prende in esame l’opposizione e tutto quel mondo che dovrebbe essere da stimolo a chi governa. Sempre più spesso peccano, ancora di più, di provincialismo e di impreparazione. Ed è chiaro che un’alternativa debole indebolisce anche la maggioranza che è portata a sedersi. Se ti rendi conto che per stare è galla è sufficiente il minimo sindacale sei portato a tirare i remi in barca. E, magari, spingi sull’acceleratore del populismo.
Invece i nostri territori avrebbero bisogno di un salto di qualità. Di imprenditori, ma soprattutto politici, con idee nuove che sappiamo garantire quel patrimonio di innovazione necessario per fare il salto di qualità che, per forza, deve passare attraverso alleanze sovracomunali. Quel sistema Romagna del quale, purtroppo, non si parla a sufficienza. Non a caso la cordata statunitense che guiderà l’aeroporto di Forlì tende la mano allo scalo di Rimini per fare squadra. Ecco, da certe esperienze dobbiamo abberverarci per aumentare il nostro patrimonio di conoscenze.
Davide Buratti
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