Gestire Macfrut spostandolo lontano da Cesena per consentirgli di continuare a vivere garantendo alla fiera le risorse per poter andare avanti (ora Macfrut rappresenta il 78 per cento del fatturato della fiera) e sviluppare nuovi progetti. In programma c’è già un grande evento sull’ortofrutta da tenersi in centro il 5 e 6 giugno e un Food and Wine (idea lanciata da Romagnapost in questo articolo) in fiera. Ma c’è anche l’intenzione di far diventare i padiglioni di Pievesestina una “palestra per nuove idee e progetti”.
Questa l’estrema sintesi della proposta presentata in commissione consiliare da Renzo Piraccini, nuovo presidente di “Cesena Fiera”, che, da manager preparato e esperto, ha mostrato di avere le idee molto chiare.
Secondo lui l’alternativa è l’eutanasia, anche in considerazione del fatto che dal 2015 Macfrut si troverà a dover competere con la concorrenza di inziative simili che si terranno a Milano e Verona e che sono destinate a fare un sol boccone di Cesena.
La debolezza di Macfrut, è stato detto in commissione, è emersa già dall’edizione 2014 “vitale, ma appesantita dall’assenza dei buyers della grande distribuzione tedesca”. Inoltre è stato aggiunto che Macfrut “è sempre più una fiera per incontri e relazioni e sempre meno di business”. Per confortare questa teoria sono stati forniti alcuni dati: fatturato in calo del 9,9 per cento, superficie espositiva in diminuzione del 4,5 per cento e il 18 per cento (13 nel 2013) ceduta prezzo simbolico. Nello stesso tempo sono aumentati gli espositori, ma si tratta di enti istituzionali. Inoltre circa il 20 per cento degli espositori ha manifestato l’intenzione di non tornare.
Per continuare a farlo vivere, quindi, è stato deciso di tenere Macfrut nell’ambito di Cesena Fiera e organizzarlo lontano da Cesena avviando contatti con quattro grandi fiere: Milano, Verona, Bologna e Rimini. Milano e Verona non hanno manifestato interesse perché, soprattutto, le kermesse le vogliono organizzare direttamente. Bologna e Rimini invece guardano con interesse la proposta. Rimini propone sinergie con Sigep e Gelato World Tour e Bologna con Sana.
L’obiettivo di Piraccini, profondo conoscitore del mondo dell’agroindustria, è muoversi su tre grandi direzioni: puntare sui grandi player del mercato dell’ortofrutta che oggi non vengono a Macfrut (Melinda, Chiquita, Bonduelle, Zespri, Pink Lady, ecc..) per costruire con loro degli eventi personalizzati; far aderire alla manifestazione gli operatori della frutta secca, comparto dove l’Italia è leader in Europa, ma che a Macfrut non ha espositori; realizzare un’area espositiva con le imprese del vivaismo e i breeder (costitutori di brevetti vegetali) settore estremamente dinamico e vitale che non ha una manifestazione europea di riferimento. Inoltre, aggiungo io, settore che è molto sviluppato soprattutto a Cesena dove ci sono aziende leader a livello europeo e che, non solo danno lavoro a molte persone, ma sono in fase di crescita nonostante le difficoltà del mercato.
Forniti anche i dati di quanto Macfrut garantisce all’indotto. Secondo “Cesena Fiera” si tratta di 5 milioni e 300 mila euro che vengono distribuiti su tutto il territorio: il 12,4 per cento a Cesena, il 25 a Cesenatico, il 60 a Cervia e il 2,6 ad altri Comuni del territorio. Poi vanno aggiunti poco meno di due milioni di euro di costi di allestimento.
In conclusione Piraccini ha detto: “Potremmo restare fermi ed incolpare la crisi generale quanto il Macfrut dovesse scomparire.Ma chi ama questo territorio e il settore agroindustriale che ha dato tanto a tutti noi, deve accettare l’impegno e la sfida, e non chiudere gli occhi davanti alla rivoluzione che si prospetta. Non so se condividerete o meno le analisi o le proposte di questo documento. Quando si fanno cose nuove non c’è mai la certezza di riuscire, quindi una buona dose di rischio imprenditoriale c’è anche in queste proposte”. Ha poi aggiunto: “Credo che dobbiamo ringraziare tutti Domenico Scarpellini per quello che ha fatto in tutti questi anni per Macfrut e per Cesena Fiera. Io ho accettato questo incarico, credetemi, esclusivamente perché riconosco profondamente in questa comunità che, ancora, ha molte potenzialità da spendere. Vorrei anche poter restituire al settore ortofrutticolo che in questi 40 anni di attività mi ha dato grandi soddisfazioni, una parte di quello che ho ricevuto”.
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