Oltre Macfrut c’è di più. Dietro il trasferimento della più importante fiera cesenate riprende corpo la guerra intestina che c’è all’interno del Pd cesenate.
Premesso che il sindaco non ha gestito benissimo una partita così delicata, resta però il fatto che il tutto sta prendendo una piega che era inaspettata. Sul trasferimento di Macfrut un’alzata di scudi era facilmente prevedibile. Lucchi and C. (ma non solo loro) però non pensavano che assumesse questi toni. Il problema è che all’opposizione e ai contrari si è aggiunta una parte rilevante del Pd, l’attuale minoranza. Negli ultimi giorni non solo ha sparato ad alzo zero, ma ha calato i carichi da undici. L’intervento di Balzani, ex sindaco di Forlì, va visto in questa direzione. Se poi ci uniamo quelli di Baldazzi e Brunelli ecco che il quadro appare più completo. Una situazione che si sarebbe potuta evitare coinvolgendo prima il partito.
Adesso, invece, il sindaco è costretto a rincorrere e a cercare di metterci una pezza. Anzi, qualcosa pare abbia già fatto. Il passo più importante è l’apertura verso Rimini come area dove portare Macfrut. L’alternativa è Bologna. Per ora non è ufficiale, ma l’apertura a Rimini è stata fatta solo nelle segrete stanze. La scelta ha un obiettivo chiaro: accontentare una grande azienda che contesta il trasferimento, soprattutto a Bologna, ma che invece sarebbe molto più favorevole alla soluzione Rimini. Accontentarla, fra l’altro, significherebbe ridurre sensibilmente le bocche di fuoco degli oppositori.
Non so come andrà a finire questa partita, ma per il sindaco ci sono le condizioni per chiuderla in maniera positiva e senza essere delegittimato. Però deve far tesoro di questa esperienza soprattutto su altre partite nelle quali l’opposizione interna sta affilando le armi portando avanti la battaglia che ha un unico scopo: il controllo del partito.
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