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Il bombardamento tedesco del 10 dicembre 1944

33 - La Chiesa di San Biagio dopo il bombardamento tedesco del 10 dicembre 1944 - 2

Anche dopo la liberazione della città da parte degli alleati il duello delle artiglierie continuò inesorabile. Un evento bellico più di tutti segnò quei giorni in maniera drammatica e indelebile. La sera di domenica 10 dicembre 1944, la Chiesa di San Biagio in san Girolamo, consacrata nel 1433 e rimaneggiata nel Seicento, fu rasa al suolo da un bombardamento tedesco. In tale circostanza, oltre al pesante tributo di vite umane pagato, sotto le macerie del bombardamento Forlì perse irrimediabilmente uno dei suoi gioielli più splendidi e irripetibili: la Cappella Feo (1493-94) e con essa i magnifici affreschi, opera Marco Palmezzano, realizzati su cartoni preparatori del maestro Melozzo degli Ambrogi. A ricordo degli affreschi della Cappella Feo restano oggi solo vecchie foto in bianco e nero, opera dello studio fotografico dei fratelli Alinari di Firenze.

In seguito al bombardamento andarono distrutti anche i monumenti funebri di Cesare Majoli, Giovanni Battista Morgagni e Luigi Paulucci di Calboli.

Nel 1466 in San Girolamo era stata sepolta Barbara Manfredi, prima moglie di Pino III Ordelaffi, il cui splendido monumento funebre, opera dello scultore Francesco Ferrucci di Simone da Fiesole, uscito miracolosamente incolume dal rovinoso bombardamento tedesco, nel dopoguerra è stato restaurato e ricomposto all’interno dell’Abbazia di San Mercuriale.

Il 10 dicembre 1944, l’attacco tedesco che distrusse la Chiesa di San Biagio, colpì duramente la zona dell’attuale corso Diaz, dove venne distrutto Palazzo Albicini e fu fortemente danneggiato Palazzo Prati Savorelli, provocando danni gravissimi e irreparabili alla preziosa collezione di dipinti pregiati, ai cristalli, alle ceramiche e ai mobili in stile Luigi XV in esso custoditi. Furono ben 192 i quadri della Quadreria Prati distrutti da quel bombardamento.

Obiettivo delle bombe naziste era l’antistante edificio, Palazzo Merenda, che ospitava i quartieri generali degli alleati, i quali un mese e un giorno prima avevano liberato Forlì. Palazzo Merenda, insieme alle innumerevoli opere della collezione d’arte in esso custodite, venne in gran parte distrutto. Oltre a Palazzo Merenda il bombardamento causò la distruzione anche degli adiacenti palazzi Albicini e dall’Aste Brandolini. Dalla distruzione di quest’ultimo, in particolare, si salvarono documenti, manoscritti, una ricca collezione di stampe d’epoca perché erano stati precedentemente affidati agli Istituti Culturali forlivesi, dove sono tuttora conservati. Tutto il resto andò irrimediabilmente perduto sotto le macerie.

(dal libro “I giorni che sconvolsero Forlì.  8 settembre 1943-10 dicembre 1944”, Il Ponte Vecchio, 2014)

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