Con questa uscita Romagna Post inaugura una collaborazione con TuCo – Tutta la Comunicazione, ossia Alberto Marchesani e Alessandro Fogli, che ogni due settimane illustreranno alcuni degli eventi più significativi della scena culturale contemporanea in Romagna.
In questa occasione iniziamo da Forlì, dove la terza edizione della rassegna che il Teatro Diego Fabbri dedica al contemporaneo – con la direzione artistica di Ruggero Sintoni, Claudio Casadio, Lorenzo Bazzocchi e Claudio Angelini – prosegue mercoledì 18 febbraio con un doppio appuntamento di danza.
Alle ore 21 il pubblico si inabisserà nella cupa visionarietà del ravennate gruppo nanou, compagnia di caratura europea, che con “John Doe” indaga un concetto di assenza di identità applicato al corpo, alla costruzione coreografica, alle luci e agli eventi narrativi. John Doe è infatti un nome usato solitamente nel gergo giuridico statunitense per indicare una persona la cui identità è sconosciuta. Un elenco di situazioni e azioni si susseguono allora lasciando tracce di racconti sempre incompleti. Come osservando una fotografia, possiamo solo immaginare cosa sia successo e cosa accadrà ai personaggi che appaiono per pochi istanti.
A seguire, alle ore 22, Cristina Rizzo firma poi il concept di “BoleroEffect”, un percorso che si sviluppa come un oggetto coreografico attorno all’assunto esplicito che il Bolero di Ravel è la partitura orchestrale più popolare esistente al mondo, una musica che tutti conoscono e riconoscono. Ma che cos’è effettivamente un Bolero? «Il Bolero raveliano – dice Rizzo – ci trascina, senza particolari allusioni, senza nostalgia, a uno stato di esaltazione inibita, in un felice coinvolgimento collettivo». Il progetto si articola dunque intorno alla ricerca sul piano musicale di sonorità ritmiche da ballo, pensate come una corsa archeologica a partire dal capolavoro di Ravel.
A Ravenna invece, anzi per la precisione a Madonna dell’Albero, è attivo da oltre dieci anni il Bronson, considerato ormai unanimemente uno dei locali di riferimento nazionale per la musica rock, pop, folk, sperimentale e quant’altro. Qui, sabato 21 febbraio (ore 22), suonerà una delle band simbolo del post-punk d’avanguardia, gli americani Pere Ubu. Il gruppo di Cleveland fondato da David Thomas (unico membro rimasto in formazione) ha marchiato a fuoco la scena americana di fine anni settanta/inizio anni ottanta. In tre anni, con quattro album a cavallo dei due decenni, ha dato una svolta sperimentale e art alla new wave più marcia e garage dell’epoca. I Pere Ubu al Bronson presentano il loro ultimo Lp, “Carnival Of Souls”, una sorta di onirica sonorizzazione dell’omonimo lungometraggio di Herk Harvey del 1962.
Infine, domenica 22 febbraio (ore 9) apre al Museo d’Arte della città di Ravenna la nuova grande mostra curata da Claudio Spadoni, “Il Bel Paese. L’Italia dal Risorgimento alla Grande Guerra, dai Macchiaioli ai Futuristi”, che racconta il nostro paese e le sue bellezze in quel tratto di tempo, cruciale, che va dal Risorgimento alla Grande Guerra. L’esposizione ricostruisce, infatti, attraverso le opere dei maggiori artisti nazionali e non solo dell’epoca, la storia sociale e antropologica dell’Italia e le trasformazioni dei linguaggi espressivi. Fattori, Lega, Segantini, De Nittis, Boccioni, Balla, Depero e Carrà sono solo alcuni dei più celebri nomi in mostra.
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