Osservando la produzione legislativa e normativa delle ultime settimane ho provato la netta sensazione di essere invecchiato. Ho rivisto decreti che parlavano di organizzazione di produttori e organizzazioni interprofessionali per i settori che non sono normati in questo senso dall’unione europea. Ho visto contributi della PAC nella zootecnia erogati solo se si è iscritti ad un certo registro genealogico che a detta dei principali allevatori che conosco è ritenuto assolutamente inutile. Ho rivisto messaggi di modernità ed ottimismo rilanciati a gran voce dai canali di informazione e poi sbattere quotidianamente nell’impossibilità di capire quali leggi regoleranno il settore agroalimentare del prossimo decennio, perché non c’è modo di mettere ordine tra i tavoli ministeriali e il confronto tra lo Stato e le autonomie locali di vario livello.
Per carità, i numerosi capelli bianchi che testimoniano la mia età non possono certo farmi passare per un giovanotto, ma a pesare è soprattutto la consapevolezza che questi temi (o pseudo temi) me li trovo tra i piedi da quando ho timidamente cominciato ad affacciarmi ai portoni dell’assessorato all’Agricoltura della provincia di Forlì – Cesena nel 1999. La costante di fondo che poi caratterizza i commenti tra colleghi e le discussioni con gli stessi funzionari o dirigenti delle varie amministrazioni pubbliche è comunque di condivisione sul progressivo degrado della qualità nella scrittura delle leggi. Poco chiare, contraddittorie e bisognose di verifiche continue per capire se l’interpretazione data sia veramente quella corretta.
Sono forse questi ricorrenti discorsi che si alternano e si affastellano nella mia memoria a farmi percepire il passare, spesso vano, degli intenti, delle promesse, delle speranze ed infine anche degli anni. Senza che in realtà effettivamente qualcosa migliori. O forse è solo la consapevolezza di un brontolone che non sopporta l’idea che il tempo trascorso, senza eliminare i vecchi problemi, abbia eliminato la Provincia della mia giovinezza.
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