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Se la laurea in Romagna è un problema

I dati sull’occupazione non sono buoni, in particolare quelli degli under 30. Ma non sono buone nemmeno le prospettive. Restiamo un’area dove la laurea è poco richiesta. Il dato è riferito al territorio di Forlì – Cesena ed è contenuto nel rapporto sull’economia appena presentato. I dati sono impietosi: gli under 30 senza lavoro sono oltre settemila, circa uno su cinque. Nel 2015 le assunzioni dovrebbero essere in aumento, ma il saldo rischia di restare negativo. Per i nuovi assunti la quota più alta (56 per cento) è prevista nei servizi, attività commerciali in testa. Nell’industria i nuovi ingressi sono stimati sotto al 30 per cento. Un terzo delle nuove assunzioni riguarderà under 30. Nel 65 per cento dei casi è richiesta un’esperienza lavorativa pregressa nella professione o, per lo meno, nello stesso settore. C’è poi il dato della scolarità. Nel 35 per cento dei casi è necessario il diploma di scuola media superiore, nel tredici la laurea e nel diciassette la qualifica personale.


È un problema. Lo è non tanto perché il territorio ha fatto un giustissimo investimento per portare l’Università, ma perché una occupazione con un bassa percentuale di laureati rischi di non recuperare quote sul fronte dell’innovazione, vera strada da battere se si vuole essere protagonisti in un mercato sempre più globale.
Inoltre si fatica a dare un’offerta valida ai nostri giovani che possono e devono essere la linfa vitale del nostro sistema produttivo. Mentre, invece, per sfruttare il loro livello di conoscenza sono sempre più costretti ad emigrare.
Delle forze nuove c’è bisogno a tutti i livelli. Da loro può arrivare soprattutto una ventata di novità che è alla base dell’innovazione. Non sempre, però, hanno l’umiltà necessaria per capire che devono avere la capacità di abbeverarsi dell’esperienza dei più anziani.
Resta il dubbio su cosa serva per creare le condizioni necessarie per favorire questo tipo di inserimento. Molto importante, in questo senso, è l’alternanza scuola lavoro. Un’esperienza che però deve essere vissuta nel modo giusto da entrambe le parti. I ragazzi non devono essere usati per fare fotocopie o commissioni, ma maturare esperienza. Nel contempo i giovani devono avere la volontà di imparare, calandosi nella nuova realtà non con lo spirito di chi lo deve fare, ma con la consapevolezza che quello è un passaggio fondamentale per arricchire il proprio bagaglio di conoscenze. Insomma, serve buona volontà da entrambe le parti per dare la giusta dimensione ad un aspetto dell’istruzione che, a tutti i livelli, dovrebbe aumentare in maniera direttamente proporzionale con la crescita degli anni scolastici.

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