Quando cresci in un piccolo paese minerario, il movimento operaio, lo spirito cooperativo, il sindacato e le lotte per i diritti dei lavoratori li hai nel dna.
Così per Gilberto Grazia è stato quasi un destino naturale intraprendere un percorso che l’ha portato prima nel sindacato, come dirigente Cgil, e poi in Legacoop, dopo un’esperienza come responsabile in una cooperativa di servizi. Vicepresidente di Legacoop Rimini e responsabile agroalimentare di Legacoop Romagna, Grazia ha raggiunto la pensione a fine agosto e traccia un bilancio della sua lunga carriera. E dire che da ragazzo avrebbe voluto fare il musicista.
«La musica era la mia passione. Sono arrivato all’impegno politico e sindacale in seconda battuta, ma è stato un approdo quasi naturale, essendo nato in quel villaggio di minatori che era Perticara, ultimo lembo della valle del Savio e uno dei bacini minerari più importanti d’Italia e d’Europa», racconta.
«La miniera allora aveva 1500 operai, tra cui mio padre e i suoi fratelli. Ho vissuto in un contesto in cui tutti erano nel movimento operaio, iscritti a sindacati e partiti… In paese c’erano due spacci cooperativi e da fine Ottocento al primo decennio del Novecento la miniera fu gestita da una cooperativa di operai, tecnici e ingegneri. Ho respirato il clima degli anni delle lotte operaie in una realtà vivace e in fermento».
Allora come oggi, il ruolo della cooperazione è strategico, osserva Grazia.
«Negli ultimi 15 anni lo scenario sociale, economico, delle imprese e del mondo cooperativo è cambiato completamente. Ma i valori della cooperazione sono più che mai validi, come affermano anche studiosi ed economisti come Jean-Paul Fitoussi o Amartya Sen. Da qui occorre partire per guardare avanti e innovare. Tutti devono rimettersi in discussione, a partire dal sistema della rappresentanza, e il progetto dell’Alleanza delle cooperative è un faro fondamentale per tutto il sistema italiano. Bisogna superare la frammentazione della rappresentanza, il dramma degli “ismi” di questo paese, i particolarismi, i corporativismi, per guardare al bene comune e non agli interessi particolari. Vale anche per le cooperative, ancora spesso polverizzate: con il concetto di area vasta e la globalizzazione si aprono nuovi orizzonti territoriali e di impresa».
Diverse realtà cooperative hanno già intrapreso questo percorso.
«La nascita di Legacoop Romagna ne è la testimonianza. Così come la fusione fra Coop Adriatica, Coop Estense e Coop Nordest, e realtà come Cad, Formula Servizi, Assicoop, Cantina dei Colli romagnoli, solo per citarne alcune. Esempi positivi di politiche di integrazione di rete nell’interesse delle cooperative e dei cittadini, che escono dal proprio orto e da logiche di campanile per giocare la competizione su un piano più ampio. Occorre cambiare abito mentale e Legacoop è un riferimento importante in questo mutamento di paradigma».
Uno sguardo particolare al territorio riminese è d’obbligo. «A Rimini ho seguito in particolare trasporti, servizi e agricoltura. Proprio in quest’ultimo comparto Rimini, pur non avendo dimensione e numeri di altre realtà, esprime eccellenze importanti, come nel vino e nell’olio, ma anche nel settore orticolo, nell’allevamento, nel lattiero-caseario. Il tema è la valorizzazione di queste produzioni, promuovere e favorire la commercializzazione dei frutti del territorio, premiare la qualità anche se le logiche di mercato ancora troppo spesso premiano l’intensivo. La forma cooperativa in agricoltura rappresenta un riferimento strategico».
Doveroso per Grazia, infine, un ringraziamento.
«Sono stato fortunato ad avere avuto la possibilità di fare nella mia vita un lavoro al servizio della collettività, di conoscere e frequentare persone belle, a volte anche straordinarie, di avere vissuto fermenti che hanno visto crescere il movimento operaio e cooperativo. Credo che il bravo dirigente sia colui che ragiona non come uomo solo al comando, ma che fa gioco di squadra, si attornia di persone capaci, le valorizza e crea condizioni per fare crescere la squadra. Credo anche che vada lasciato spazio ai giovani, soprattutto in un Paese gerontocratico come il nostro, e che se si continua a prestare il proprio servizio, a mettersi a disposizione, vada fatto azzerando il compenso. Dovrebbe valere in tutte le situazioni».
Giorgia Gianni
(articolo tratto dalla Romagna Cooperativa 9/2015)
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