Il decano dei bagnini riminesi, da oltre sessant’anni sull’arenile, dà ormai per scontato che dopo la Bolkestein le aste si faranno, ma chiede una legge che rispetti un modello invidiato all’estero, fatto di piccole imprese in concorrenza tra loro. «Investimenti? Giusto farli per migliorare, ma di fronte a un’offerta che funziona non dobbiamo rischiare di andare fuori mercato»
La Cooperativa Bagnini di Viserba di Rimini è stata costituita nel 1970, comprende 40 bagni della zona a nord della città e altri 20 spiagge private. A capitanarla c’è Giorgio Mussoni, bagnino di navigata esperienza, sull’arenile da oltre 60 anni.
Presidente Mussoni qual è a suo parere il futuro delle spiagge?
Dal punto di vista della clientela c’è un riscontro molto positivo, le spiagge incontrano il gradimento dei turisti e, dobbiamo dirlo, il nostro modello c’è e lo stanno scopiazzando in tutto il mondo.
Altra questione è la Bolkestein…
Parliamo del trattato comunitario che impone la libertà di stabilimento sulla cosa pubblica; si tratta di adeguare la normativa italiana a quella europea, ma allo stesso tempo difendere l’impresa. L’obiettivo è di ottenere il riconoscimento dell’impresa nel suo valore totale, in modo che chiunque abbia diritto ad avere la concessione deve liquidare un indennizzo pari al valore di mercato, in caso di cambio di gestione. Quando si parla di aziende balneari esiste una sostanziale differenza: per esempio un’impresa di costruzioni può concorrere a un appalto per un ponte in un luogo o a un’altra gara da un’altra parte. L’impresa balneare può vivere invece solo sull’arenile, non la si può trasportare, non ci può essere lo stesso trattamento è evidente. Se ci daranno ragione bene, altrimenti c’è la daranno ricorrendo alla giustizia.
Cosa proporrebbe?
L’impresa del bagnino va remunerata fino all’ultima “lira” al valore di mercato. Chiunque voglia concorrere al bando deve essere tenuto a liquidare l’indennizzo dell’intero suo valore. Il concessionario con questo sistema e queste certezze manterrà la sua impresa efficiente fino all’ultimo giorno.
Quindi a Rimini i cambiamenti in spiaggia non si stanno notando?
Si sta facendo la normale manutenzione, siamo in attesa di vedere come va a finire la partita, un’eventuale proroga su cui tutti sperano a mio giudizio la si potrà avere solo se c’è una legge accettata dall’Europa. C’è poi da dire che la nostra offerta è gradita, è giusto cambiare per migliore, ma senza rivoluzionare o stravolgere la nostra identità. Se si investe troppo andiamo fuori mercato, la nostra è una clientela popolare, ed è una “pia illusione” pensare che nonostante aumentino gli investimenti si possano applicare gli stessi prezzi.
Qual è la forza di Rimini?
E’ il modello Adriatico, ma anche della Versilia, e di altri territori, dove c’è la piccola impresa famigliare che offre un servizio ineccepibile altamente gradito dalla clientela.
L’Europa chiede solo che venga attuata un’evidenza pubblica, poi spetta all’Italia fare una legge che rispetti l’impresa.
Cosa c’è da cambiare sulla spiaggia?
I servizi che offrono gli stabilimenti sono troppo spezzettati, c’è un bar uno ogni tre quattro bagni. I clienti sono quindi costretti a girare con il portafogli in tasca, se invece lo stabilimento avesse una gestione unitaria, come avviene in quasi tutte le parti d’Italia, il cliente avrebbe la sua scheda dove segnare tutto, sia che prenda un caffè sia una bibita, senza portarsi i soldi in tasca. I clienti chiedono un pacchetto complessivo: questo in spiaggia non è attualmente possibile, ed è una lacuna che va colmata. Gli accorpamenti di bagni devono coinvolgere le concessioni e le gestioni. Ci sono un certo numero di bar, allora occorre ricavare lo stesso numero di stabilimenti completi di tutti i servizi, dal pattino alla ristorazione.
Quello delle concessioni non è l’unico aspetto da sistemare in spiaggia?
La categoria dei bagni non è arrivata al tutto compreso in spiaggia, ma consente ad altri di farlo (alberghi e agenzie viaggi). E qui entra in gioco il sistema dell’iva al 22%, quella dei gestori degli arenili è l’unica categoria del comparto turistico a cui è applicata questa aliquota. Un assurdo da correggere. Non si capisce perché il turista paga il 10% per i servizi in albergo, ma quando arriva in spiaggia deve pagare il 22.
Emer Sani
Intervista tratta dal n.9/2015 del mensile “La Romagna Cooperativa”
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