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L’ingordigia della Mela

È la Mela che mangia l’Europa. Si è parlato molto sui media del fatto che la Commissione europea ha stabilito che l’Irlanda deve recuperare le tasse non pagate da Apple nel periodo compreso tra il 2003 e il 2014, per la somma di 13 miliardi di euro, più gli interessi. A sentire l’organismo europeo,  le agevolazioni che l’Irlanda ha concesso alla multinazionale di Cupertino in  termini fiscali erano illegali e hanno in sostanza consentito  all’azienda  di pagare meno imposte rispetto anche ad altri suoi concorrenti.
Tim Cook, il Ceo della multinazionale dei computer, si è affrettato a ribattere  che saranno a rischio molti posti di lavoro.


È l’ennesima fase di un campionato il cui esito in effetti è già deciso. Le aziende globali – industria, finanza o servizi non importa – hanno sconfitto gli stati nazionali. Potendo muoversi a piacimento sullo scacchiere mondiale, dislocando siti produttivi e sedi fiscali nei luoghi più convenienti, i nuovi padroni del vapore stanno di fatto decretando la bancarotta degli stati. Spogliati delle entrate più cospicue, questi ultimi da una parte saranno costretti a tassare sempre di più le piccole imprese impossibilitate a giocare sulle scenario globale e soprattutto il lavoro, oltre a tagliare il welfare (tutte azioni in corso da diversi anni).
Il combinato disposto, come direbbero i giuristi, di tali fenomeni provoca la più grande redistribuzione di risorse della storia: dal basso verso l’altro. Una sorta di gigantesco Robin Hood al contrario. Mentre è certo che ad avvantaggiarsi sono i (pochissimi) super manager e i componenti dei «board» delle multinazionali, è ancora controverso l’effetto complessivo sull’occupazione.
Crea più posti di lavoro un singolo agglomerato, che si sposta qua e là a seconda delle convenienze o una miriade di piccole e medie imprese? Discorso molto difficile. I sostenitori del ‘global’ dicono che solo le prime riescono a fare innovazioni continue. Chissà, bisognerebbe anche avere una controprova.
Nel frattempo, la minaccia di lasciare a casa un po’ di lavoratori è quasi sempre sufficiente a far abdicare gli stati nazionali e gli organismi sovranazionali ai loro poteri. Forse superati.

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