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L’informazione ha un costo, il copia/incolla no

Un convegno vero e con un dibattito vivo e interessante quello organizzato a Forlì da Legacoop Romagna e Mediacoop. Il tema era il futuro dell’informazione, anche alla luce della nuova legge approvata da pochissimo dal Parlamento. Per diventare operativa deve essere corredata dei decreti attuativi. Il rischio, al convegno, era quello di parlarsi addosso anche perché c’è soddisfazione per l’approvazione di una legge che può essere d’aiuto ad un settore in grandissima difficoltà. Un’applicazione che non era scontata sua nei tempi che nei termini. Due anni fa si partiva da zero.

Il convegno nazionale di Forlì organizzato da Mediacoop e Legacoop Romagna

Invece così, per fortuna, non è stato. È stato anche consolante vedere che non c’è nessuna intenzione di cullarsi sugli allori. Il rischio c’era. Poteva passare il segnale che la nuova legge fosse la panacea di tutti i mali. Ma non è così. Quella approvata dal Parlamento può diventare uno strumento per cercare di regolamentare il più possibile un settore dove le tutele vanno sempre più a farsi benedire e dove la precarizzazione non solo è diventata molto più che un’abitudine consolidata, ma che ormai è un dato di fatto. Il problema è che c’è il rischio di andare oltre. Col fenomeno del copia/incolla si rischia di andare oltre il lavoro giornalistico.

Nel convegno è emerso quello che si sa da tempo: la crisi dell’editoria viene da lontano. Soffrono tutti: il web fatica a trovare la pubblicità, idem le tv. Ma la sofferenza maggiore è della carta stampata. Su questo ognuno ha la propria chiave di lettura. Nel comparto tutti ritengono che il calo di copie sia da addebitare alla concorrenza del web. Secondo Pier Luca Santoro, di DataMedia Hub, il web non è responsabile della crisi della carta stampata.

TuttI, invece, con sfumature diverse, hanno sottolineato che serve un diverso approccio alla notizia. L’approfondimento ha sempre pagato, ma in questo momento per la carta stampata è fondamentale. Nel momento in cui i lettori sono bombardati di notizie provenienti da tutte le parti, il quotidiano, il giorno successivo, deve andare oltre proponendo quello che sul web spesso non è offerto, soprattutto a livello locale: l’approfondimento, l’analisi.

Farlo però ha un costo. Perché serve professionalità. E qui entriamo nell’altro grande tema che attanaglia l’informazione e che è stato uno dei convitati di pietra al convegno organizzato da Legacoop Romagna e Mediacoop: la precarizzazione. Partiamo da un presupposto: l’informazione di qualità ha un costo. Il copia/incolla infinitamente molto meno. Ma se si vuole qualcosa di diverso si spende. Perché la notizia va verificata e non solo. L’approfondimento richiede tempo.

Servono però dei paletti. E la nuova legge li mette. Parla chiaramente: le aziende (carta stampata o web) che vorranno avere accesso ai contributi dovranno rispettare il contratto nazionale dei giornalisti.

È giusto. Faccio il mio caso. Ma non per personalizzare. Sono uno dei quattro fondatori del Corriere Romagna, per vent’anni ho guidato la redazione di Cesena. Adesso sono in pensione (prepensionamento). La legge prevede che io non posso collaborare con la mia azienda, della quale sono ancora, e resterò, socio. Non poterlo fare mi amareggia, ma devo adeguarmi. Il provvedimento però è giusto: è sbagliato prepensionare (coi soldi dello Stato) i giornalisti e poi utilizzarli con un contratto. È una scorciatoia che non va bene. È una delle tante che, tutte assieme, sono la causa della precarizzazione del lavoro giornalistico.

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