Alla fine della legislatura mancano ancora due anni e mezzo. Trenta mesi durante i quali potrebbero succedere molte cose che modificherebbero i giudizi. Intanto però è possibile fare una valutazione del doppio mandato di Paolo Lucchi alla guida della città.Per quanto mi riguarda è più che positivo.
Una valutazione definitiva potrà essere data dopo la presentazione del Prg. Però è difficile che il nuovo piano regolatore modifichi il giudizio. Rispetto al passato, lo strumento urbanistico non cambierà il volto della città come, invece, succedeva una volta. Sarà un Prg a consumo zero di territorio e che spingerà molto sulla riqualificazione dell’esistente. Insomma, la parte più interessante saranno le norme e non le aree. Ma il pezzo forte sarà il nuovo ospedale. Una scelta giusta. Non tanto per il presente, ma in prospettiva. Fra qualche lustro (non molti) il Bufalini sarebbe inadeguato. Ed allora è meglio prevenire che curare. Una scelta simile doveva essere fatta per lo stadio. L’attuale sede del Manuzzi è sempre più inadeguata. Per la casa del Cesena calcio era sufficiente indicare l’area nel Prg e la futura destinazione di quella attuale. Per la costruzione c’era tempo. Non se ne farà niente. L’idea iniziale resterà nel cassetto. Un po’ perché non ci sono state manifestazioni di interesse, a partire dal Cesena calcio. Poi perché in vista degli europei Under 21 (ospitati anche a Cesena) nello stadio cesenate saranno fatti lavori tali da metterlo in sicurezza per molto tempo. Resta però il problema dell’area. Quella attuale è del tutto inadeguata per ospitare uno stadio, per di più importante come quello di Cesena. Però bisognerà farsene una ragione.
Pur con i necessari aggiustamenti, Paolo Lucchi ha avuto il merito di perseguire con determinazione l’idea di città tracciata fin dall’inizio.
Nuovo ospedale, parcheggi scambiatori, centro più pedonalizzato, riqualificazione delle piazze, videosorveglianza per migliorare la sicurezza, difesa del welfare, sviluppo economico e conti sotto controllo sono i segni distintivi della sua gestione che è stata caratterizzata dal decisionismo. Elemento che ritengo prioritario in un amministratore pubblico che deve ascoltare tutti, ma poi avere la capacità di fare una sintesi. Non si può galleggiare. Anche se il decisionismo determina un aumento dello scontro. Ma in questo Lucchi ci va a nozze. È competitivo e adrenalinico. A volte troppo. È naturale, quindi, che in alcuni casi il livello dello scontro si sia alzato.
Inoltre non si può dire che non gli sia mancato il coraggio. In particolare per quanto riguarda la fiera. Spostare Macfrut poteva essere un rischio. Ma lui si è fidato di un manager bravo e preparato come Renzo Piraccini e alla fine ha avuto ragione.
Condivido in toto la politica sulla pedonalizzazione del centro, invece nella gestione del bilancio ci sono delle riserve. I conti sono sotto controllo. E quello è importante. Ma si poteva avere più coraggio. Soprattutto per quanto riguarda gli accantonamenti, una filosofia più indicata per un’azienda privata. Nel pubblico si può allargare un po’ più i cordoni della borsa, anche se non è più come fino a non molti anni fa quando gli enti pubblici avevano più disponibilità economiche e molti meno vincoli. Avendo, quindi, margini di manovra molto maggiori anche nella programmazione. In tema di bilancio inoltre non va dimenticato che l’attuale amministrazione comunale ha dovuto affrontare il problema della grande crisi che ha completamente stravolto non solo le abitudini, ma anche i bisogni delle persone. Una crisi che ha cambiato il mondo ed ha inciso in maniera significativa anche nelle scelte politico/amministrative.
Rivedibili le scelte sulla nuova Malatestiana, magnete che, se sfruttato bene, può dare moltissimo allo sviluppo del turismo. Pollice verso, infine, per il rapporto con Sel naufragato dopo il pasticcio delle primarie al quale hanno contribuito tutti gli attori.
Buona la scelta di Carta bianca. L’obiettivo, forse con una base un po’ populista, era ed è coinvolgere i cittadini in alcun scelte amministrative. Un format che ha faticato a decollare, ma che inizia ad essere apprezzato. Non sarebbe stato male se, una tantum, fossero stati convocati gli stati generali per discutere del futuro della città. Una tre giorni nella quale gli stakeholder avrebbero potuto mettere in campo molte idee interessanti e che, soprattutto, poi si sarebbero potute arricchire grazie al confronto. È vero che sono soggetti coi quali il Comune dialoga sempre. Ma in ordine sparso. Mai vengono messi nello stesso contesto a ragionare del bene comune. E, credo, se potessero confrontarsi potrebbero dare un contributo maggiore.
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