Il rischio è che gran parte delle risorse vadano a mantenere ed “educare” ragazzi che una famiglia ce l’hanno. il buon proposito per il 2017 è lavorare per trovare una soluzione che garantisca il diritto di tutti, come già la Regione Emilia-Romagna sta cercando di fare
di Federica Angelini
Quello dei cosiddetti “minori non accompagnati” è tra i temi esplosi nel corso del 2016 un po’ in tutta la Regione e che riguardano anche la Romagna. A guardare i dati, ad ascoltare gli operatori e anche le forze dell’ordine emerge che la stragrande maggioranza di ragazzi accolti nelle strutture e avviati alla formazione sono albanesi, e che molti di questi arrivano non già perché davvero “soli”, ma piuttosto inviati dalle famiglie, talvolta accompagnati fisicamente fino alla Questura, perché possano venire in Italia ad acquisire una formazione professionale gratuita.
Una sorta di “periodo di studi all’estero” pagato e finanziato dall’Italia intesa come governo e anche dai singoli Comuni che spesso integrano i fondi statali per coprire le rette nelle strutture di accoglienza che garantiscono appunto vitto, alloggio e formazione. Sia inteso che queste strutture fanno il loro mestiere, che la legge prevede che il Comune ove venga identificato un minore straniero se ne faccia carico (i minori non possono essere espulsi in nessun caso). Eppure, questo sistema ha prodotto una sorta di falla, se tale può chiamarsi.
E ora il rischio è che gran parte delle risorse vadano appunto a mantenere ed “educare” ragazzi che una famiglia ce l’hanno. È evidente che queste famiglie stanno anche esprimendo un bisogno di educazione e che probabilmente non potrebbero permettersi altre forme di formazione per i figli. E tuttavia diventa abbastanza surreale pensare che i costi di questo bisogno ricadano sui “vicini di casa” e in particolare peraltro su Comuni che già faticano a far quadrare i conti del welfare per i cittadini residenti.
Ecco allora il buon proposito per il 2017: lavorare per trovare una soluzione che garantisca il diritto di tutti, come già la Regione Emilia-Romagna sta cercando di fare. I diritti dei veri minori non accompagnati, i diritti dei cittadini a un’equa distribuzione delle risorse, ma anche i diritti di questi minori a una formazione. Sapendo di poter contare su un sistema, in cui spesso le coop locali hanno un ruolo importante, che ha maturato competenze ed esperienze. Di muri quest’anno ne abbiamo già visti sorgere abbastanza in Europa, questo appare un’ottima occasione per sperimentare qualche sentiero.
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