L’India e la Svezia hanno dichiarato guerra al denaro contante. Nel paese asiatico il governo ha addirittura messo fuori corso dall’oggi al domani e senza preavviso la maggior parte delle banconote. Più soft il modello svedese, che punta sul fatto che gran parte dei cittadini ormai effettua i pagamenti con le carte elettroniche.
Perché si abolisce la moneta contante? La ragione principale è contrastare l’economia in nero, l’evasione fiscale e i pagamenti effettuati dalle organizzazioni criminali. Alcuni economisti ritengono inoltre che le banche centrali, con poche banconote in circolazione, potrebbero svolgere un ruolo più incisivo sulla politica monetaria.
Gli argomenti non sono campati in aria. In un Paese come l’Italia, segnato dal più elevato tasso di evasione fiscale dei paesi occidentale, manovre simili potrebbero produrre alcuni vantaggi.
Purtroppo i governi non sono credibili quando parlano di lotta all’elusione e all’evasione. Ormai è dimostrato – basta leggersi il monumentale studio “Le isole del tesoro” di Nicholas Shaxson – che i ricchi e le maggiori aziende non pagano le tasse. Hanno mille sistemi per dirottare redditi e guadagni di ogni tipo sui numerosi paradisi fiscali sparsi in tutto il pianeta. Le imposte ormai ricadono quasi completamente sulla classe media e su quelle più basse che vivono appena sopra la sussistenza.
Perciò il tentativo di mettere in ginocchio gli evasori sopprimendo il contante solleva dei dubbi. In Svezia alcuni movimenti legati ai pensionati hanno protestato: non tutti hanno le carte di credito e si trovano a proprio agio con l’home banking. C’è una fascia di popolazione che pur non nascondendo nulla al fisco, non riesce a fare a meno della carta moneta.
Si può combattere l’economia illegale e la corruzione senza dover adottare provvedimenti drastici e dall’incerta efficacia? L’impressione è che non sia un problema di strumenti “tecnici”, ma che manchi la volontà politica.
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