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Ospitiamoli… a casa tua

Rifugiati Iracheni e Siriani arrivano in Grecia (Foto da Wikipedia)

I social network sono diventati la principale arena della discussione politica. E’ un fatto. Sul tema si sprecano ormai da anni fior di ricerche con dati contrastanti. Ma parecchi osservatori sono ormai convinti che la maggior parte degli utenti tendano a chiudersi in bolle autorassicuranti, cercando di volta in volta conferma delle loro convinzioni e evitando il confronto approfondito con opinioni divergenti. Secondo il Pew Research Center (un centro studi sulla politica americana molto quotato) addirittura l’83% delle persone ignora i contenuti politici postati dai propri contatti quando si trova in disaccordo con loro. In Italia, dove l’analfabetismo digitale è alto ma è forte anche l’incapacità di relazionarsi razionalmente con chi ha opinioni diverse, il clima quotidiano del dibattito online è la rissa. Con in più la pretesa, da parte dell’interlocutore più naif, di segnare la vittoria dialettica con l’argomento definitivo. Nelle discussioni sull’immigrazione l’arma finale ammazza-buonisti è sovente: «Perché non li ospitate a casa vostra?». E’ un tema particolarmente caro ai polemisti romagnoli. Sfugge evidentemente il confine necessario tra l’etica privata e la funzione pubblica. Sarebbe come se a un sostenitore della pena di morte si chiedesse di farsi carico in prima persone del ruolo di boia (ma mi rendo conto ora che l’analogia è fallace, o perlomeno si rischia che l’invito venga preso sul serio).

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