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Pd, scissione inutile e che non serve neanche al paese

Ma tutti devono fare un passo indietro. Renzi deve riconoscere e ripartire dai suoi errori. La minoranza interna deve battersi per spostare il partito più a sinistra

Resto della mia idea: la scissione nel Pd sarebbe un errore. Mi dispiace di essere ancora un disaccordo con il mio amico Marzio Casalini che su Facebook continua a spingere sull’acceleratore della scissione, ma è un atto che, secondo me, non porterebbe a niente di buono. Non sarebbe positivo nemmeno per il paese che non ha bisogno della balcanizzazione del centro sinistra, ma di una compagine forte sia livello numerico che di proposta politica. Una compagine che discute, ma che alla fine trova la quadra.

Foto www.sviluppoeconomico.gov.it/

Il problema non sono i personalismi, ma una diversa visione della politica. Ha ragione Lucia Annunziata quando, sull’Huffington Post, scrive: Renzi pensa, andreottianamente, che il governo sia la sola ragione per stare in politica – e al suo premierato ha dedicato e sacrificato tutto. Il partito in questa visione è solo una macchina elettorale. Una visione coerente dal suo punto di vista, che vede in ogni accordo interno, in ogni attività partitica non direttamente interessata a costruire consenso intorno al premier un’inutile se non dannosa distrazione.
Nella sinistra che nasce invece dalla costola comunista il governo è invece il vertice di quella piramide sociale che vede il partito come costruttore. Il governo è in questa esperienza la metamorfosi finale di un ordinato processo di organizzazione delle dialettiche sociali. Per questo non è mai fatto da un uomo solo al comando, ed è sempre permeabile alle crisi, alle scosse – che sono il riaggiustamento della realtà.
Il mai amalgamato mix di queste tendenze ha divorato nel corso della Seconda Repubblica la pur poderosa forza del centrosinistra. Oggi di questo scontro rimangono solo i simulacri.

Foto https://www.flickr.com/photos/massimodalema/

Di Lucia Annunziata non condivido invece l’affermazione che “il Pd attuale è un partito finito nelle forme prese nel corso del ventennio scorso”.

Premesso che prediligo la seconda soluzione, penso che il Pd possa continuare, ma solo se ci sarà una buona dose di buon senso. Se non continuerà ad esserci un dialogo tra sordi e non proseguirà la fase muscolare. Tutti devono fare un passo indietro. Renzi deve ripartire dai suoi errori. Il messere di Firenze continua ad avere la maggioranza, ma questo non vuol dire che abbia ragione. E’ riformista, e questo va bene. Ma per il resto non è che ne abbia indovinate molte, anche a livello comunicativo, quella che doveva essere la sua forza. Soprattutto ha spostato il partito sempre più non al centro, ma a destra.

La minoranza interna, a sua volta, deve capire che è tale. Da quando c’è la democrazia minoranze e opposizione sono sempre esistite. Certo, da fastidio perdere. Ma io ho sempre sostenuto (e fatto) che le battaglie si combattono all’interno. Quando si perde non si porta via il pallone. Su questo devono prendere esempio da Renzi che dopo la sua primarie perse continuò la sua battaglia all’interno del Pd. Poi non credo che nemmeno a loro serva fare un partito del 10/12 per cento. Devono combattere per spostare il Pd più a sinistra e in questo momento le condizioni ci sono.

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