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Lucchi rilancia la Provincia di Romagna

Paolo Lucchi, Sindaco di Cesena

Intervista sul Corriere di Cesena. Buona idea, ma adesso deve essere spinta con forza e deve convocare un tavolo fra i sindaci

Bravo Lucchi. Sollecitato da Gianpaolo Castagnoli, il sindaco di Cesena, in una chiacchierata pubblicata dal Corriere di Cesena, sponsorizza la Provincia unica di Romagna. L’idea non è nuovissima. Di un sistema Romagna parlava Giordano Conti, ex sindaco di Cesena, nella sua prima campagna elettorale. Il primo a parlare di Provincia unica fu Roberto Balzani, allora sindaco di Forlì. Poi a spingerla fu Piero Gallina, ex presidente della Provincia. Sponsor importante è stato anche Edoardo Preger, ex sindaco di Cesena, che nel mio libro (Vent’anni a Cesena, edizioni Il Ponte Vecchio) dice: “Cesena, Forlì, Faenza, Ravenna e Rimini dovrebbero unirsi sulle grandi scelte infrastrutturali e sui servizi di dimensione territoriale: sanità, università, grandi strutture per la cultura, lo sport e lo spettacolo, le fiere, le strutture finanziarie e direzionali, dovrebbero essere pensati per servire un bacino di un milione di abitanti e non frazionati come oggi. La ‘Città di Romagna’ potrebbe così diventare la quarta città italiana per dimensione, una inedita ‘città policentrica’, senza i disagi della grande città”.
C’è però da dire che Paolo Lucchi non è stato fulminato sulla via di Damasco. Lui la visione da Area vasta la ha sempre avuta. Lo dimostra come si è battuto per l’Asl unica romagnola. E va detto che quando Piero Gallina uscì lo fece con il suo placet. Poi, per la verità, non ci fu messa la necessaria determinazione. Quindi arrivò la riforma Costituzionale che sembrava dovesse cancellare le Province. Infine il referendum le ha riportate in auge. E adesso, giustamente, è stato rilanciato il tema del Provincione. Lucchi ha ragione anche quando dice, sempre sul Corriere di Cesena, che le Province, in futuro, dovranno operare prevalentemente come ente intermedio al servizio degli interessi dei Comuni, favorendo necessari processi di intercomunalità e di sovracomunalità. Riuscirci significherebbe riprendere una progettualità condivisa con i Comuni su strade e scuole, sperimentare scelte di ambito romagnolo su temi decisivi quali la sanità, il trasporto pubblico, il turismo, le politiche economiche e del lavoro; garantire l’unitarietà delle scelte urbanistiche e di tutela del territorio.
Naturalmente serve un processo di fusione tra le tre province. Una strada che se vuole essere battuta deve essere iniziata domani. Ma il percorso deve passare attraverso una condivisione che può venire soprattutto da un tavolo comune. A convocarlo potrebbe essere lo stesso Lucchi. Per prima cosa perché ha lanciato l’idea. Poi perché ha l’autorevolezza necessaria per darlo. A quel punto, credo, trovare la condivisione sarebbe abbastanza facile e la strada diventerebbe in discesa.

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