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Io antigrillino. Ecco perché

Niente di precostituito. Non mi piace l'offerta politica. Tutto è partito con la decrescita felice. Il reddito di cittadinanza ha una filosofia giusta, ma la proposta la giudico completamente sbagliata

Sei antigrillino. È una sorta di accusa che, con una parvenza di tono di disprezzo, mi ha mosso, nei giorni scorsi, Natascia Guiduzzi su Facebook. È vero, sono antigrillino. Ma la mia non è una posizione precostituita, come potrebbe pensate qualcuno.

 

Come ho sempre fatto, quando arriva un nuovo soggetto politico, ho guardato con curiosità laica ai 5Stelle. Ed ho cercato di capire se c’erano delle vicinanze con i miei valori: keynesiano e riformista. La decrescita felice (adesso, mi pare, abbandonata) è stata la prima barriera. E quasi insormontabile. La restante proposta politica invece mi è sembrata piuttosto debole, soprattutto dal punto di vista economico, la base di qualsiasi programma. Troppo spesso vedevo mischiare le spese per il bilancio corrente a quelle per gli investimenti. E questo mi ha fatto pensare più al qualunquismo che al populismo. Ero, però, altresì certo che questa volta la formazione politica creata da Casaleggio è promossa da Grillo sarebbe durata molto più di due anni, arco temporale durante il quale, invece, si è mosso il movimento che fu fondato da Guglielmo Giannini.

 

La idiosincrasia verso i lavori pubblici è l’ulteriore mattone che si è aggiunto nella barriera  politica fra me e i 5Stelle. La posizione perfettamente in linea con la decrescita felice, ma, a mio avviso inaccettabile. Ingiustificati anche i richiami all’ambientalismo, valore al quale mi richiamo anch’io, ma non in posizione vetero. A prescindere dal fatto che i lavori pubblici non per forza devono essere cementificazione, ci sono però interventi che, nonostante siano cemento aggiuntivo, portano a un miglioramento dell’ambiente complessivo. Non ho invece mai preso in considerazione la presunta superiorità morale. L’ho sempre considerata una fregnaccia fin da quando la sventolava la sinistra ed è difficile che possa cambiare idea.

 

La barriera, infine, è diventata insormontabile quando è stata articolata la proposta sul reddito di cittadinanza. Per me è stato come gettare sale sulle ferite, molto più del liberismo. Preciso: la filosofia è giusta, non è per nulla condivisibile il percorso individuato. C’è poi l’aspetto della copertura finanziaria. Ma, anche se fatico a crederlo, accetto la versione che con una politica di tagli alla spesa si trovino i soldi.

 

Se così fosse, la ricetta dei 5Stelle sarebbe però quanto ci più sbagliato possibile. È da abiurare la concessione di un assegno mensile, punto. L’intervento invece andrebbe articolato in due modi. Il primo che preveda un finanziamento ai Comuni (che poi dovrebbero trovare dei soldi nelle maglie del proprio bilancio) per aiutare le situazioni peggiori, ma anche in questo caso non un intervento fine a stesso. Si potrebbe pensare ai lavori socialmente utili. E, in una città, di cose da fare ce ne sarebbero veramente tante, senza entrare in concorrenza con nessuno. Per Cesena, ad esempio, penso alla pulizia degli argini del Savio o del parco della rocca.

 

Il secondo e più corposo intervento riguarda l’aspetto lavorativo. E qui mi rifaccio alla proposta “lavorare meno, lavorare tutti” che non vuole essere un romantico richiamo a quello che urlavo nella seconda metà degli anni Settanta. Ritengo che sempre, ma soprattutto in un momento di crisi, introdurre le 35 ore sarebbe il modo migliore per garantire più lavoro. Va da sé che il costo della riduzione dell’orario lavorativo dovrebbe pesare in una minima parte sulle aziende, ma nella stragrande maggioranza nelle casse dello Stato. Che però avrebbero un esborso minore rispetto al reddito di cittadinanza grillino e alla persona garantirebbero più dignità. Altro aspetto che non è da sottovalutare.

 

1 continua (domani parlo del Pd)

 

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