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Voucher, boom che preoccupa

Rapporto Uil: la Provincia di Forlì Cesena è la ventesima su 110. Borghetti: "Interventi per riportarli a un corretto e limitato utilizzo". Preoccupa anche il combinato disposto del tandem con l'industria 4.0

Il quarto Rapporto della UIL Nazionale analizza i dati del 2016 forniti dall’INPS, che parlano di oltre 134 milioni di voucher venduti, in aumento del 24,1% sul 2015 per una stima di oltre 1,6 milioni di persone coinvolte (nel 2015 sono state più di 1,3 milioni).

La Provincia di Forlì Cesena è la ventisettesima Provincia (su 110) come dato assoluto, con 1.579.811 voucher venduti nel 2016. I settori nei quali l’utilizzo è più frequente sono: turismo, servizi, commercio, manifestazioni sportive e culturali, giardinaggio e pulizia, agricoltura e lavori domestici.

Il fenomeno è aumentato a partire dal 2008, quando sono state allargate le maglie grazie,is ad  un ampliamento legislativo che ne ha favorito l’utilizzo. Da quel momento “si è generata una evidente degenerazione – dice Marcello Borghetti, segretario Uil di Cesena – che ha alterato i meccanismi ordinari di utilizzo del lavoro. Di fatto il voucher viene abbondantemente utilizzato come “sostituto” di un contratto subordinato. In questo modo si muta la garanzia minima di tutela dei diritti della prestazione a grave danno del lavoratore”.

In pratica è stata tradita la funzione per la quale era stato creato. L’obiettivo era favorire l’emersione del lavoro nero invece, precisa Borghetti: “E’  stato uno strumento di facile copertura del lavoro nero”.

E conclude: “A nostro giudizio si alterano anche i principi di una leale concorrenza fra aziende e si altera gravemente quella responsabilità sociale che dovrebbe essere alla base di una società dello sviluppo e della coesione. Siamo di fronte ad un dilagante esempio di sfruttamento, che non ha certo necessità di ulteriori discussioni, ma piuttosto di interventi legislativi per riportare i voucher ad un corretto e limitato utilizzo. I numeri sull’utilizzo dei voucher nel nostro territorio, al netto dell’indispensabile intervento legislativo, evidenziano anche la necessità di una forte riflessione sulla nostra economia e sulle sue prospettive. A nostro giudizio non ci si può esimere dall’individuare soluzioni che garantiscano sviluppo e coesione rispetto alle sfide dello sviluppo e del benessere. L’alto tasso di disoccupazione e la prospettiva di uno sviluppo con manifattura 4.0 che riduce posti di lavoro, non ammette tentennamenti e perdite di tempo sulle possibili opportunità. Non servono quindi spot, vetrine o tattiche politiche, ma decise prese di posizione, dialogo, idee e condivisione di scelte concrete nell’interesse della nostra collettività”.
Anche se non è citata direttamente, il riferimento è anche alla senatrice Mara Valdinosi che ha preso posizione a favore dell’industria 4.0. La sua posizione è legittima. E ha ragione quando dice che la digitalizzazione è un’opportunità di sviluppo. Positivo è anche l’impegno, che cita, previsto dal ministero per formare i giovani. In tutto questo però manca un passaggio: come aiutare tutte quelle persone che perderanno il lavoro e che sono l’anello più debole della forza lavoro. Sono quelli che fanno i lavori manuali e di fatica. Va da sé che faticheranno ad essere collocati. Ebbene, se non pensiamo anche a loro il tessuto sociale rischia di impoverirsi a un livello tale che ci si avvicinerebbe molto al punto di non ritorno.

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