Gli imprenditori che hanno fatto la storia di Cesena hanno sempre avuto anche una visione sociale. È fondamentale che i loro successori si muovano nella stessa direzione per non smantellare quanto di buono è stato fatto. Poi c'è da puntellare un sistema che è vedovo di due delle principali banche cittadine.
La reazione la immagino già: “Davide, lasciami stare, per favore, ho già abbastanza da fare”. Ma Stefano Bernacci non può fare “solo” il direttore di Confartigianato. Per carità, è un ruolo che basta e avanza, soprattutto in un momento non molto facile per l’economia in generale e per le piccole e medie imprese in particolare.
Però Bernacci per Cesena può essere molto utile. Non farà mai il sindaco, anche se sarebbe un ottimo candidato. Viene dall’area di centrosinistra, ma non avrebbe difficoltà a confrontarsi con altri. Difficile possa fare l’assessore. Dovrebbe farlo part time e, lo sa anche lui, rischierebbe di far male tutte e due le cose. E allora?
Stefano Bernacci può dare un grosso contributo come battitore libero, come libero pensatore. Per essere utile alla propria città non serve per forza essere un amministratore pubblico. Sarebbe sufficiente che le persone illuminate (e Bernacci lo è) portassero avanti le proprie idee attraverso incontri pubblici o nel modo che ritengono utile, le elaborassero e poi le mettessero a disposizione delle forze politiche che, loro volta, dovrebbero avere l’intelligenza di abbeverarsi anche di questo contributo.
Anche per la sua cultura cattolica, Bernacci è molto sensibile ai temi sociali. Quello della solidarietà e della mutualità è sempre molto vivo nei suoi discorsi. Non è un caso che parlando di industria 4.0 ha detto: “L’intelligenza delle cose deve portare a interrogarsi su quali modelli educativi e sociali costruire per accompagnare e supportare le nostre comunità in questa ennesima fase di cambiamento”. Poi ha aggiunto: “Ogni rivoluzione comporta una profonda trasformazione del quadro esistente quindi bisogna ragionare sulle possibili politiche da intraprendere per coniugare dinamiche economiche, qualità della vita e benessere diffuso”.
Quello del benessere diffuso è un altro degli argomenti che tornano spesso nei suoi discorsi. Ma in una comunità non lo si ottiene per grazia ricevuta. Serve una politica solidaristica che inevitabilmente deve passare dalla sensibilità sociale delle aziende, altro tema molto caro a Bernacci. Ed è molto attuale in un momento in cui a Cesena c’è un profondo cambiamento a livello di classe imprenditoriale. Davide Trevisani, Bruno Piraccini, Renzo Piraccini, Francesco Amadori, ma anche il meno conosciuto Dionigio Dionigi per un motivo o per l’altro, hanno ruoli sempre di primo piano, ma via via sono destinati a defilarsi. Si tratta, però, di imprenditori che hanno segnato non solo la storia imprenditoriale di Cesena, ma anche quella sociale. Come è logico che sia, il loro principale obiettivo è sempre stato quello di cercare gli strumenti per far ottenere la massima redditività alla propria azienda. Nello stesso tempo, però, hanno avuto quella visione sociale che è fondamentale per la crescita di una comunità.
È chiaro, nel periodo precrisi, era tutto più facile e c’erano più margini per agire. Poi è arrivato lo tsunami economico accompagnato dalla crisi di due delle principali banche cittadine che, inevitabilmente, ha pesato sul tessuto sociale di Cesena. Tutto questo però non deve essere un alibi. E il comportamento degli imprenditori storici deve essere non solo un monito, ma uno stimolo per la nuova classe imprenditoriale che essendo cresciuta in una società diversa (più tecnologica, più raffinata, ma meno solidale) rischia di avere valori diversi.
Il profitto deve restare il principale obiettivo degli imprenditori. Ma non bisogna pensare solo a quello. Bisogna lavorare anche per la città. Vivere in una comunità più ricca e, soprattutto, con meno diseguaglianze è un bene per tutti. Anche per le stesse aziende. È chiaro, nessuno chiede a nessuno di aprire il portafoglio a fisarmonica e, soprattutto, non serve che qualche singolo imprenditore parta lancia in resta. Serve una rete solidaristica che, in qualche modo, supplisca anche alla mancanza del gettito che arrivava dagli istituti di credito che hanno avuto grossi problemi.
A Cesena una rete esiste già. È stata costruita nel corso degli anni. Sono state create diverse iniziative. Tra le altre ci sono: Romagna solidale, Orogel sociale, Romagna Iniziative (si occupa di sport), Confartigianato per il sociale, Responsabilità sociale della Cna. Per prima cosa è importante che possano essere in grado di continuare ad agire, poi che non ci siano personalismi, infine serve che le varie iniziative dialoghino tra loro per evitare inutili e antipatiche sovrapposizioni.
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