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Assessore alla pax sociale

Lorenzo Zammarchi scelto per "la sua capacità di dialogo" e per andare oltre a "un'amministrazione troppo rigida". Chiaro l'obiettivo di Paolo Lucchi nell'ultima fase della legislatura: diventare più ecumenico. Ottimismo per piazza della Libertà

Per il momento si è avvalso della facoltà di non rispondere, ma si è capito che il ruolo di Lorenzo Zammarchi, neo assessore allo Sviluppo Economico e ai Giovani del Comune di Cesena, avrà un ruolo molto importante. Che va ben oltre la redazione del piano per lo sviluppo del centro, in particolare di piazza della Libertà, e del Patto per il Lavoro. Quello che sarà il vero compito è stato detto da Paolo Lucchi, sindaco di Cesena, al termine di una conferenza stampa poverissima di contenuti. Lucchi ha detto che Zammarchi dovrà confrontarsi con le forze economiche. E fin qui niente di strano. Ma poi il sindaco ha aggiunto: “Lorenzo è stato scelto anche per la grande capacità di dialogo” e quindi dovrà intervenire anche per risolvere quei problemi di contrapposizione nati anche “per un atteggiamento dell’amministrazione a volte troppo rigido”.

Una sorta di mea culpa quello del sindaco. Paolo Lucchi è un buon sindaco, ma lo frega il  carattere. È un grandissimo lavoratore (forse non ha eguali), decisionista al punto giusto, ma è permaloso (si prende troppo a cuore le questioni), a volte tende ad essere aggressivo. Ma soprattutto è troppo adrenalinico, ha sempre bisogno di alzare l’asticella, di trovare un avversario. Nel breve va bene, ma a lungo andare rischia di essere un problema ed è la causa principale di quella rigidità della quale lui stesso ha parlato. E che aveva voglia di esternare. Lo ha detto senza che nessuno glielo chiedesse.

L’impressione è che fosse proprio quello l’obiettivo principale della conferenza stampa. Lucchi è intelligente e esperto. Non pronuncia a caso una frase così importante e che è un’autocritica. Conosce le critiche che gli vengono mosse in città ed ha bisogno di diventare più ecumenico. E  tutto lascia credere che sarà quello il tratto distintivo dell’ultimo quarto della sua sindacatura. E per farlo la cosa migliore è annunciarlo e affidarsi a una persona che “ha una grande capacità di dialogo”.
Poi, è vero, ci sono i due grandi obiettivi: il piano per il centro a partire dal rilancio di piazza della Libertà e il patto per il lavoro. Sul primo c’è da essere fiduciosi. Si tratta di riempire di contenuti uno spazio che è nato per essere un contenitori di eventi. Magari non tutte le scelte saranno indovinatissime (un margine di errore è naturale), ma il piano verrà rispettato e la piazza nascerà con quella identità necessaria per farla decollare. O, quanto meno, per evitare che diventi una cattedrale nel deserto.
Un po’ meno ottimista sono sul Patto per il Lavoro. Il sindaco ha detto che dovrà essere approvato entro settembre per poi inserire i provvedimenti nella legge di bilancio.  Obiettivamente poco più di cinque mesi (agosto compreso) sono un po’ pochi per, in concerto con le parti sociali, elaborare un progetto strategico che punti a rendere ancora più appetibile il territorio. Obiettivo perseguibile toccando temi anche come la burocrazia, gli appalti, l’individuazione di opere pubbliche strategiche, la socialità delle imprese.

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