Serviranno non meno di un paio di anni per avete un quadro definitivo. Il rischio è che Cesena non abbia più una banca cittadina
Banche: la situazione continua ad essere in movimento e serviranno almeno un paio di anni prima che a Cesena ci possa essere l’assetto definitivo.
I movimenti riguardano la Cassa di Risparmio di Cesena, la ex Brc ora Banca Sviluppo e la ex Banca di Cesena ora Banca Romagna.
Il problema principale è che c’è il serio rischio che alla fine Cesena resti senza una vera e propria banca cittadina.
La Cassa di Risparmio è ai titoli di coda. Andrà con Cariparma che rileverà anche Rimini e creerà Banca Romagna. Ancora non c’è nulla di firmato, ma non c’è niente che faccia pensare a repentini cambi di rotta. Anche perché da Parma stanno facendo filtrare segnali tranquillizzanti, non tanto sull’esito della trattativa la cui conclusione è data per scontata, ma sul futuro dell’istituto di credito e del suo radicamento sul territorio.
Segnato anche il destino della ex Brc. Prima o poi Banca Sviluppo dovrà decidere cosa farne. Secondo alcune voci la decisione sarà presa entro settembre. Più facile che sia settembre 2018. Al momento l’ipotesi più probabile è quella dello spezzatino. La Ravennate Imolese (sta assorbendo Forlì) e la ex Romagna Est sono le due Bcc interessate agli sportelli dell’istituto di credito.
Le due Bcc sono anche quelle con le quali potrebbe iniziare una trattativa la ex Banca di Cesena che ora si è unita a Gatteo. In questo caso però i tempi sarebbero ancora più lunghi. Minimo due anni. Ma forse servirebbero ancor più di ventiquattro mesi.
Al momento non c’è niente. Ne a livello ufficiale e neppure come abboccamento. Al momento all’interno dell’istituto di credito cesenate non c’è neppure una linea su quella che potrebbe essere la scelta migliore nel caso si andasse in quella che tutti considerano una decisione, a lungo andare, inevitabile.
Dall’esterno al momento è difficile anche valutare quale potrebbe essere la soluzione migliore. L’unica cosa certa è che la ex Romagna Est ha una dimensione tutto sommato abbastanza simile all’istituto di credito guidato da Giancarlo Petrini. Quindi si potrebbe ipotizzare un rapporto molto più equilibrato di quanto, invece, ci potrebbe essere con la Ravennate Imolese che ha dimensioni molto maggiori. Situazione che potrebbe portare a pensare ad un’annessione più che a una fusione.
Comunque vada ci possono essere dei rischi. Per il territorio è fondamentale avere delle banche molto locali. Essenzialmente per due motivi. Il primo riguarda il sostegno alle imprese. Soprattutto in un momento in cui il mondo del credito è regolato dalle regole di Basilea. Sono norme molto stringenti piuttosto penalizzanti per un sistema economico, come il nostro, fatto di piccole o piccolissime imprese spesso sottocapitalizzate. Solo chi le conosce bene può andare oltre certi vincoli. C’è poi l’aspetto del sostegno al territorio sotto forma di servizi che rischierebbe di essere infinitamente inferiori se la dimensione locale e, quindi il radicamento, venisse meno.
Un altro problema è il silenzio della politica, ma non solo. Ci stracciamo le vesti per un parcheggio, un senso unico o per l’arrivo di qualche profugo. Ma non ci preoccupiamo del rischio che il sistema bancario locale sia definitivamente depauperato.
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