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Pd, così ti fai del male

La sinistra è in crisi e per evitare che la frana diventi valanga serve una dose di quel buon senso che in giro scarseggia sempre di più

Secondo l’Istat nel 2017 il Pil italiano andrà leggermente meglio rispetto alle previsioni, ma resta marcata la differenza con il resto d’Europa. Comunque un prodotto interno lordo al più uno per cento resta insufficiente. Oltretutto alla luce della crescita dell’inflazione.

Quindi, questo porta a dire che la produttività continua a ristagnare, i salari pure. Crescono invece i profitti, l’ineguaglianza aumenta, il lavoro non si trova e, dove si trova, è sempre di più part time. Non solo saggi e ricerche di economisti autorevoli, ma anche le analisi di istituzioni ufficiali – nel giro di un mese sia il Fmi che l’Ocse – ripetono ormai con insistenza che, negli ultimi decenni, il mondo ha conosciuto una svolta che ha rovesciato i rapporti di forza all’interno della società.

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Detto così sembrano le condizioni ideali per una poderosa spinta a sinistra della politica. Invece, è vero il contrario. La sinistra che ha dominato la seconda parte del secolo scorso si è come spappolata. Le fasce sociali a cui faceva riferimento sono trasmigrate a destra o nei movimenti populisti, il radicamento sociale delle sue grandi organizzazioni si è dissolto. La crisi del 2008 della finanza selvaggia doveva affondare la destra liberista, invece ha svuotato invece la sinistra.
È successo un po’ in tutta Europa e anche l’Italia non ha fatto eccezione. A mio avviso è un problema di proposta politica. Quella di Renzi non è di sinistra. Il segretario del Pd ha una visione molto centrista. Il Jobs Act e le scelte sull’Imu (tagliarla anche ai ricchi è stata una scelta bacchettata  anche dell’Europa, il che è tutto dire) sono solo due esempi. Ma sarebbe perfettamente legittima e giusta se all’interno del partito ci fosse una forza (non dico uguale, ma simile) di sinistra. Con i giusti contrappesi si potrebbe fare quella politica di centrosinistra che io ritengo possa essere ancora la migliore. Invece il Pd non ci riesce soprattutto per contrasti personali. Ormai i veti non sono più ai programmi, ma alle persone.


Rabbrividisco quando leggo che il Pd farebbe un accordo con Mdp se non ci fossero Bersani, D’Alema o Speranza. Oppure quando da Mdp affermano che voterebbero la fiducia a un governo del Pd, ma se non ci fosse Renzi. Ma per favore. Così vi fate male da soli. Ancora non vi siete resi conto che con i personalismi avete messo in crisi la sinistra in Italia.

Quello che mi auguro è che la stessa cosa non succeda anche a Cesena. Ricordo (per fare chiarezza) che sono di centrosinistra e in questo momento sono nella stessa situazione di Prodi: sono del Pd, ma vivo in una tenda all’esterno del partito.
Al di là delle polemiche seguite alle sue dichiarazioni, io condivido la posizione di Giuseppe Zuccatelli. Se alle prossime amministrative il Pd non vorrà rischiare di perdere il Comune non  dovrà andare da solo. E la strada, a mio avviso, è solo una: allearsi con la sinistra. Però per riuscirci serve mettere in campo una buona dose di buon senso, da tutte e due le parti. E, soprattutto, superare i personalismi. E evitare di voler fare più uno prima che ancora che inizi il  confronto. Io (ma sono anziano e quindi forse fuori dal tempo) ho sempre pensato che in politica sia giusto marcare il territorio, ma che vada fatto con i programmi.


È vero: Zuccatelli, consigliere comunale, ha espresso un parere personale. Ma ha detto una sacrosanta verità. Ha dimostrato di avere quella dose di buon senso che io continuo a ritenere fondamentale per evitare che la frana, della quale parlavo all’inizio di questa analisi, diventi una valanga.

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