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L’avventura di un grande cooperatore

Dopo 21 anni al vertice si ritira Massimo Matteucci. Era entrato in cooperativa nel 1973 come impiegato. Gli anni della crisi, le scelte strategiche difficili, ma condivise con i soci, il grande impegno con tutto il movimento cooperativo per il rilancio, fino ad arrivare ai successi nei mercati di tutto il mondo. «Una bella storia cooperativa che oggi è una realtà fondamentale per il Paese»

Non basterebbe un libro a raccontare il rapporto tra Massimo Matteucci e la CMC di Ravenna. E non è detto che un giorno non si decida di scriverne uno, per ripercorrere quella “attrazione fatale” iniziata nel 1973, quando l’allora ventunenne impiegato venne spedito in Friuli a farsi le ossa. A metà tra  un romanzo d’avventura alla Wilbur Smith e una raccolta di poesie di Raffaello Baldini, quella relazione è proseguita ininterrotta fino a oggi, tra successi internazionali e duri periodi di difficoltà. Affrontati sempre, però, come fanno i cooperatori veri: stringendo i denti, pedalando in salita insieme ai soci e al movimento, puntando sui giovani (ne ha inseriti più di 300 nel suo mandato), sulla formazione e l’innovazione. Dal punto di vista economico bastano due numeri a raccontare l’epoca Matteucci: nel 1996 CMC fatturava circa 200 milioni di euro. A distanza di 20 anni, al momento del congedo, la cooperativa è la quarta realtà italiana delle costruzioni, viaggia oltre il miliardo di euro e lavora in 4 continenti.
Adesso CMC è leader nel mondo, ma a metà anni Novanta attraversava una fase di crisi fortissima. Come ne usciste?
Cambiammo pelle, puntando sulle grandi infrastrutture e i mercati internazionali.
Furono anni complicatissimi. Se ci riuscimmo fu per la determinazione e i sacrifici dei soci, che misero il futuro della cooperativa davanti ai loro interessi personali, ma anche per l’impegno delle strutture del movimento cooperativo, Legacoop nazionale e territoriale, e per il supporto finanziario offerto dalle strutture del Gruppo Unipol e Federazione delle Cooperative. Anche i Sindacati sostennero il nostro piano di risanamento e rilancio: non ci fu una sola ora di sciopero.
Essere cooperativa aiuta o penalizza in questi casi?
Sa che la parola “socio” viene dal latino “socius”? Ovvero etimologicamente “colui che cammina insieme agli altri”. Credo che questo modo di dire rappresenti al meglio l’essere cooperatore e porti a sintesi la determinazione e la concretezza del fare di ogni lavoratore e di ogni dirigente. Alla fine sa chi sono i veri protagonisti dei nostri successi?
Chi?
Proprio loro: i soci, i lavoratori e i dirigenti che hanno condiviso con me questi 21 anni di presidenza e hanno sempre mostrato determinazione, sacrificio e coesione: sono doti che unitamente al saper fare, allo studio ed alla innovazione consentiranno a CMC di programmare nuovi orizzonti di crescita.
E la società per azioni?
Noi lavoriamo nei mercati globalizzati, siamo stati i primi a lanciare un bond internazionale da 300 milioni di euro. La cooperativa, per sua natura, deve capire cosa chiedono i mercati, anche finanziari: la spa non è un fine, ma uno strumento, serve per intercettare e interpretare queste evoluzioni.
Avete puntato per primi sull’estero: le vostre radici restano in Romagna?
Bastano i dati del nostro rapporto sociale a rispondere: ogni anno investiamo 600mila euro a sostegno di attività culturali, sportive e sanitarie, in gran parte nell’area in cui siamo nati nel 1901. È vero, però, che in Italia è tutto più complicato per chi fa impresa e spesso la Romagna non fa eccezione. Ad esempio vorremmo che anche a Ravenna ci fosse stato più coraggio sulle infrastrutture: Forlì ha una bellissima tangenziale, la migliore in Regione, Cesena ha la secante. Qui siamo fermi agli anni Cinquanta.
Fra tante persone conosciute in CMC ce n’è qualcuna che ricorda in particolare?
Ho avuto la fortuna di incontrare centinaia di persone che mi hanno insegnato tanto dal punto di vista professionale e umano, sono stati tutti importanti. Uno fra tutti: voglio ricordare Vittorio Morigi, vero maestro di vita e di lavoro.
Che sfide si trova di fronte il movimento cooperativo?
Oggi il movimento cooperativo si trova a vivere tutte le contraddizioni legate ad una pesantissima crisi economica e occupazionale e contemporaneamente agli enormi mutamenti provocati dalla globalizzazione e dall’innovazione tecnologica. Per questo, in generale, nel movimento cooperativo c’è bisogno di un grande ricambio generazionale. È un processo già avviato ma che in questi anni è andato avanti troppo lentamente. Dobbiamo accelerare. Un processo di rinnovamento che ovviamente deve essere capace anche di ripensare e aggiornare i valori fondativi della cooperazione senza disperdere quel grandissimo patrimonio di idee, culture, esperienze che ci ha permesso di diventare una realtà economica fondamentale per l’Italia.
E ora, cosa farà Massimo Matteucci?
Intanto, voglio precisare che resterò socio della cooperativa. socio pensionato. Niente politica: lascio gli incarichi. Credo di avere dato un contributo affinché il ricambio avvenisse in un clima di grande consapevolezza ma anche di grande serenità. I soci hanno espresso un giovane presidente capace e un gruppo dirigente preparato, affidabile e solido che saprà intraprendere con determinazione un nuovo percorso per il futuro della nostra cooperativa.

Il bilancio 2016

Nel 2016 CMC di Ravenna ha registrato un fatturato pari a 1.063,2 milioni di euro rispetto a 1.180,3 nel 2015. IL’EBITDA cresce a  151,7 milioni di euro nel 2016 rispetto ai  135,9 milioni di euro del 2015 (+12%). La redditività aumenta, facendo registrare un EBITDA margin pari al 14,3% nell’esercizio 2016 rispetto all’11,5% dell’esercizio 2015. L’utile ante imposte passa dai  17,1 milioni di euro del 2015 ai  27,0 milioni di euro del 2016 per effetto della positiva conclusione di alcuni lavori all’estero. L’utile netto si attesta a  10,3 milioni di euro nel 2016 superiore ai  10,0 milioni di euro nel 2015,.
Il portafoglio ordini complessivo al 31 dicembre 2016 si attesta a  3.425,3 milioni di euro. «Siamo soddisfatti dei risultati raggiunti nell’esercizio 2016 ottenuti in un contesto nazionale ed internazionale ancora molto turbolento– commenta Roberto Macrì, Direttore Generale di C.M.C. di Ravenna – Siamo ancora preoccupati per il mercato italiano, dove gli auspicati segnali di ripresa tardano ancora a manifestarsi, mentre riponiamo attese di sviluppo e soddisfazione dai nostri mercati di tradizionale riferimento come l’Africa Australe, l’Asia e il Nord America».

Articolo apparso sul n.5/2017 della Romagna Cooperativa

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