Al Confartigianato day ramoscello d'ulivo verso le forze sociali: dialogo sul futuro della città, ma niente rivendicazione pura
“In passato questa città l’abbiamo costruita insieme, torniamo a farlo dialogando”. Le parole esatte non sono proprio quelle, ma il senso sì. L’appello/invito è stato lanciato ad associazioni di categoria e sindacati da Paolo Lucchi, sindaco di Cesena, nel corso di un’affollatissimo convegno organizzato da Confartigianato. Lucchi ha però anche aggiunto che tutte e tre i soggetti devono lavorare per guadagnare credibilità nei confronti dell’opinione pubblica. E per confortare la propria tesi ha citato i dati di un sondaggio fatto dalla Swg che verrà presentato a breve.
Parole, quelle del sindaco di Cesena, che meritano il massimo apprezzamento. Sono sempre stato (e lo sarò sempre) un sostenitore della trattativa. Che, badate bene, non è corporativismo. Obiettivo del confronto (concertazione) non deve essere alterare un sistema economico-sociale e neppure di affermare una indistinta ed assoluta cooperazione tra le parti sociali, ma di realizzare un sistema di consultazione sulle regole e le principali scelte della politica, in particolare quella economica.
Questo, quindi, non vuol dire che ci debba essere l’unanimità. Assolutamente no. È chiaro che la scelta conclusiva spetterà all’ente pubblico. Però ci può essere qualcuno che su uno o più decisioni non sarà d’accordo. Non sarebbe un problema. Anzi, sono sempre stato dell’idea che le diversità possono essere un arricchimento. L’importante è approcciarsi al confronto nel modo più laico possibile. Ovvero, con tanta onestà intellettuale.
Su un’altra cosa il sindaco di Cesena ha ragione: serve uno sforzo progettuale. È vero che politica e forze sociali hanno un gradimento inferiore rispetto al passato. Ma, a mio avviso, sarebbe altresì sbagliato cercare di riguadagnare il terreno perduto percorrendo la strada del populismo. Quella che può sembrare una scorciatoia rischia di diventare un vicolo cieco.
Del resto in questo momento tutti si devono mettere in discussione. Paolo Lucchi ha ragione quando dice che la politica deve imparare ad ascoltare e il mondo della rappresentanza (dal quale viene,) deve fare un passo in avanti interpretando i cambiamenti e fornendo soluzioni e evitando la rivendicazione pura.
Con lui, invece, concordo meno quando dice che, nello stesso tempo, è inutile lanciare idee che non si concretizzano. Personalmente sono sempre stato contrario al libro dei sogni. Però l’elaborazione è anche questa. Può succedere anche che venga fatta una proposta che poi può essere irrealizzabile. Resterà un sogno di mezza estate. Però merita, quantomeno, di essere presa in considerazione. L’importante è che alla base dell’elaborazione ci sia quella onestà intellettuale che deve essere alla base di tutto. Senza quella non si va da nessuna parte, non c’è buona volontà che tenga.
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