Col passare del tempo ha fatto una proposta sempre più annacquata con tematiche pescate dalla destra. Ne è nato un ibrido che lascia perplessi. Invece servono costanza, coerenza e una posizione chiara
Uno dei principali difetti della politica è rincorrere il vincitore di turno. Un problema che, in special modo, ha la sinistra. Quella europea in questo momento, fra l’altro, ha due attrattori: il francese Macron da una parte e il britannico Corbyn dell’altra. E non sa da che parte voltarsi.
Così facendo la sinistra rischia di essere sempre in ritardo rispetto alla moda del momento. Invece deve essere cambiato atteggiamento, perché, sia chiaro, in politica le giravolte non pagano. Ha ragione Gianni Lorella che sul Corriere della Sera scrive: invece di inseguire il vento bisogna anticipare i cambiamenti, mantenendo con costanza e coerenza una posizione chiara.
E aggiunge: non ci sarà futuro per la sinistra se non avrà il coraggio di criticare se stessa e capire le ragioni del suo declino. Perché l’indebolimento della socialdemocrazia non è il risultato di un processo ineluttabile ma è la conseguenza di gravi errori di analisi e di strategia.
Insomma, se la sinistra vuole sopravvivere e rilanciarsi il tempo dei compromessi al ribasso è finito. Serve una forza combattiva che è pronta a rischiare per le proprie idee.
Il problema viene da lontano. Come ha scritto Giuliano Amato, c’è stata una valutazione sbagliata dopo la caduta del muro di Berlino. Rinunciando a qualsiasi progetto di trasformazione radicale del sistema economico, le forze progressiste hanno perso la propria caratteristica. Il passaggio dal capitalismo industriale e nazionale, pilotato e regolato dalla politica, ad una nuova politica immateriale ha indebolito soprattutto la base sociale della sinistra, impoverendo le classi popolari e precarizzato le nuove generazioni.
E sono nati ibridi che lasciano perplessi. Ad esempio gli strateghi di Clinton sostenevano che la sinistra doveva sparigliare le carte e pescare tematiche della destra. E non sono i soli. Se guardiamo nella storia europea e italiana della sinistra, anche recente, ci accorgiamo che quel pensiero è sempre attuale.
Che fare, invece? A mio avviso ha ragione Pittella quando scrive: ridare senso alle parole “socialismo” e “sinistra” attraverso una grande battaglia di idee, riscoprire il senso della differenza fra destra e sinistra polarizzando le proprie convinzioni. A partire dalla politica economica. E, aggiungo io, smettere di rincorrere i populismi. Non si possono fare scelte dettate dalla convenienza del momento. Le decisioni prese sull’onda dell’emotività, del sentiment del momento o sulla base dei sondaggi non portano a niente. Sono dannose per la cosa pubblica e portano alla disintegrazione di una forza politica.
Quella che la sinistra deve portare avanti è una politica keynesiana per quanto riguarda gli investimenti pubblici rilanciando così un mercato interno sempre boccheggiante e interventi mirati sull’istruzione, sul sapere. Per cercare di assicurare un futuro dignitoso anche ai giovani.
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