L'industria 4.0 Non risparmia nessuno. Allarme su corriere.it, ma il tema non pare entusiasmare. Ma dovrebbe essere al centro della prossima campagna elettorale
Tutti sono concordi nel dire che il tema che dominerà la prossima campagna elettorale sarà l’immigrazione. Facile immaginare che sarà così. Non soĺo è l’argomento più popolare, ma anche il più facile da trattare. Il refrain sarà “aiutiamoli a casa loro”.
Per quanto mi riguarda il tema che dovrebbe essere al centro del dibattito è quello del lavoro e più in particolare dei rischi che si corrono per gli effetti dell’industria 4.0.
Sono sempre stato convinto che ci sia una sottovalutazione di un problema che invece può avere effetti devastanti. E a rischiare sono un po’ tutte le categorie
A tal proposito significativo è quello che ha scritto Massimo Sideri, giornalista economico, su corriere.it.
“In questi giorni – ha scritto -, a Londra, la banca svizzera Ubs ha mostrato due software basati sulla cosiddetta intelligenza artificiale capaci di aiutare i trader Ubs a fare «meglio il loro lavoro». Il lessico è importante: cosa si intende per lavoro? «Si parla molto dell’automazione del lavoro in back office (dietro le quinte, Ndr) ma noi stiamo parlando anche con i ragazzi del front office (a contatto con il cliente, Ndr)» ha detto una manager di Ubs al Financial Times. Alcune operazioni che occupano gli uomini 45 minuti possono essere svolte in due, secondo la banca. Togliere la ripetitività è forse un bene che permette di aumentare la produttività del lavoro grazie alle macchine (come già oggi avviene con i computer). Resta da capire quale potrà essere la linea Maginot per difendere il ruolo dell’uomo nelle attività in banca. E in tutte le altre”.
È l’ennesimo allarme che viene lanciato. E se lo fa una testata come corriere.it ci sono tutte le condizioni per pensare che il pericolo è reale. Io resto dell’idea che se ne può uscire con la formula lavorare meno lavorare tutto, con i costi a carico dello Stato. Non possono essere i lavoratori a farsene carico.
Inoltre ritengo si debba puntare su una politica keynesiana. Poi, eventualmente se ci sono dei soldi, agire sulla riduzione del cuneo fiscale, posizione, quest’ultima, che non pare essere condivisa da Pasquale Tridico, docente di Politica economica all’Università di Roma e esperto dei 5Stelle per i quali sta elaborando le proposte sul disco da votare sul web.
La posizione di Tridico è stata sintetizzata da formiche.net. Il blog economico ha riportato il pensiero del docente. “Negli ultimi anni molti Paesi europei, inclusa l’Italia, soprattutto l’Italia negli ultimi due governi, ha praticato una politica di riduzione del cuneo fiscale, sia con il governo Prodi, prima di quello Berlusconi, poi il primo tentativo nel 2014, se non vado errato, del governo Renzi. Ecco, ha portato a un miglioramento questa riduzione del cuneo fiscale?”. Si è realizzato quanto previsto dall’economista Sylos Labini, scrive Tridico, ossia “ridurre il costo del lavoro potrebbe incentivare, da parte delle imprese, strategie di investimenti ‘labour intensive’ cioè che sfruttano più il costo del lavoro e meno l’innovazione”, che ha portato l’Italia ai bassi livelli di produttività che ancora oggi si registrano.
Parola dalle quali tendo a prendere le distanze. Soprattutto per la parte finale. Sono sempre stato un sostenitore dell’innovazione nelle aziende. Ma deve passare attraverso la ricerca. Politiche spinte sull’innovazione tecnologica invece potrebbero essere un’arma a doppio taglio. Ricordiamoci sempre che i robot non vanno a fare la spesa e il primo obiettivo di un governo, qualunque esso sia e di qualsiasi paese, deve essere quello di incentivare i consumi.
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