"Applichiamo le procedure". Intanto la ex dirigente dice: "C'era il parere favorevole della commissione edilizia". E ricorda che i dipendenti comunali sono assicurati
Nessuna caccia alle streghe, ma l’applicazione di una procedura. Questa l’estrema sintesi della posizione della giunta sulla vicenda de I Gessi. Questa la nota integrale.
Ad evitare equivoci e “scivoloni”, è forse opportuno inquadrare con precisione alcuni elementi.
Innanzitutto, chiunque abbia l’onore di lavorare nell’amministrazione della propria città (sia con funzioni tecniche come i funzionari e dirigenti, sia con funzioni politiche come gli amministratori) sa bene di essere responsabile degli atti che sottoscrive o che approva. Lo è anzitutto nei confronti dei cittadini ma lo è anche nei confronti delle norme che regolano la comunità.
O qualcuno pensa che, quando si sbaglia nella pubblica amministrazione, nessuno debba assumersene le responsabilità e pagarne le conseguenze?
Ciò premesso, questo non significa, come qualcuno adombra, che il sindaco si alzi un mattino ed indichi le persone che lui stesso ritiene responsabili degli atti che hanno arrecato danno al nostro Comune. Più semplicemente, esiste una procedura, che si basa sulle segnalazioni alla Corte dei Conti. In capo a tale organismo, infatti, ricade il compito di accertare il danno erariale o la responsabilità contabile di dipendenti ed amministratori pubblici. Per questo il segretario generale del Comune, dottoressa Manuela Mei, nel giugno del 2016, ha inviato alla Procura della Corte dei Conti dell’Emilia-Romagna le sentenze fino a quel momento emesse nei vari gradi di giudizio. Coerentemente, alla medesima Procura della Corte dei Conti verranno inviate la sentenza della Corte di Cassazione e la sentenza con cui il Tribunale di Forlì quantificherà il danno da riconoscere alla società Al Monte.
Per parte nostra, poiché gli atti oggetto del procedimento giudiziario sono di natura tecnica (anche in virtù della netta demarcazione fra compiti gestionali e compiti amministrativi), ci pare che tali responsabilità risiedano nella struttura tecnica che seguì il procedimento (e, tra questi, ci pare che le stesse siano anche riconducibili a chi a suo tempo sottoscrisse la concessione) e non nella parte politica che indicò le linee di indirizzo. Ma qualora la Corte dei Conti ravvisasse responsabilità diverse, come sempre rispetteremo la sentenza, avendo come unico obiettivo quello dell’individuazione della responsabilità contabile ed erariale dell’accaduto”.
Va detto che Dea Frani in un’intervista pubblicata da Il Resto del Carlino dice che ci fu un parere favorevole della commissione edilizia e gli atti furono approvati dalla giunta e poi firmato da lei. Poi aggiunge che è sicura che quando lei era dirigente in Comune c’era un’assicurazione che copriva gli eventuali danni causati dall’operato dei dipendenti.
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