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Dubbi e incertezze in Romagna sul nuovo codice degli appalti

La normativa doveva rendere più semplice ed efficienti le assegnazioni. Risultato raggiunto?

Il nuovo codice degli appalti? È come un’autostrada a 8 corsie che finisce in mezzo alla campagna. La metafora, udita da un esperto, rende bene l’idea di quanto sia difficile orientarsi tra i meandri del decreto legislativo 50 del 2016 per le imprese che lavorano con la pubblica amministrazione. Doveva semplificare e rendere più efficiente tutta la materia, ma fra decreti applicativi che non ci sono e pene severissime per chi “trasgredisce” (o si perde a un incrocio), l’impressione tra gli addetti ai lavori è che il risultato sia esattamente l’opposto. Qualche dato statistico aiuta a capire la complessità. Il testo é composto da 130mila parole – 30mila più della Divina Commedia – suddivise in 220 articoli, 1.354 commi, 743 lettere e 32 sottopunti. Più che un codice, un vero e proprio rebus. E non è finita. «A seguito del correttivo di quest’anno, il Codice dei contratti pubblici ha subito numerose modifiche, direi anche sostanziali e non solo formali», dice Federica Buzzi, responsabile ufficio legale di Federcoop Romagna. Che fare?

 

Legacoop Romagna – come ha spiegato il direttore generale Mario Mazzotti in un recente incontro con le cooperative – da un lato sta organizzando appuntamenti formativi ad hoc con gli esperti di Federcoop, dall’altro si accinge a riprendere con decisione l’azione politica nei territori. «La stagione dei protocolli provinciali sugli appalti, tutta all’insegna del superamento del massimo ribasso, si è conclusa ed è ormai superata dalla nuova normativa. Ripartiremo quindi a breve con iniziative apposite a Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini».

Mario Mazzotti

Le criticità sono tante, le preoccupazioni pure, a cominciare dalla situazione applicativa a macchia di leopardo in giro per l’Italia e dall’elevata mole di contenzioso che questa genera. Il codice, ad esempio, indica i parametri che devono essere misurati per avere una valutazione qualitativa. Un lungo elenco che tocca pregio tecnico, caratteristiche funzionali, sicurezza e salute, caratteristiche sociali e ambientali. Occorre che la pubblica amministrazione sia in grado di valutarli correttamente rispetto all’esecuzione dei lavori. Il rischio altrimenti è di premiare i furbi.
Un altro nodo è quello dei servizi di carattere continuativo, che dovrebbe agevolare l’accesso da parte delle piccole cooperative a una forma di programmazione negoziata che ne tuteli le caratteristiche. Peccato che il vincolo per accedervi sia la rotazione degli affidamenti. E addio spirito della legge.

Infine, contro la piaga delle varianti in corso d’opera, il nuovo codice chiede progetti di livello esecutivo al momento della presentazione dell’offerta. «Questo significa un aumento enorme dei costi iniziali. Ma siamo sicuri che chi ha questo tipo di risorse sia in grado di portare a termine i lavori?». Il dibattito è aperto.

 

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